America

America_MajakovskijNel recensire questo libro non posso essere obiettiva. Ho per il poeta della rivoluzione russa una venerazione da quando ero una liceale e prendere un suo libro – mai letto prima – dopo tanto tempo è un’emozione infinita. Mi sono avvicinata con il solito entusiasmo dell’innamorata di un autore (e i lettori sanno a cosa mi riferisco) e con il timore di vedere deluse le mie aspettative… dopo anni conservi il ricordo dei libri e riassapori i versi cu sei affezionato, ma chiedendoti sempre cosa resta di quel feeling  che lega le emozioni alle parole.
Invece Majakovskij per me è immutato nella sua capacità di comunicare con l’immediatezza (futurista) sentimenti e sensazioni in maniera così efficace; ogni volta mi chiedo come sia possibile essere divisa dalla sua opera da quasi un secolo. Mentre è sempre più comprensibile come abbia potuto spararsi un colpo alla tempia quado comprese che “la barca della vita si era infranta sulla scogliera della realtà”.

Questo libro è una raccolta di prosa e poesia. Un diario di viaggio nel continente americano compiuto dal poeta nel 1925, appena 5 anni prima che l’uomo ponesse fine alla sua vita.

La lucidità con la quale Majakovskij legge l’America – Messico e Stati Uniti – è quasi surreale. Provenendo da una realtà così diversa, a seguito di una rivoluzione e senza parlare inglese o spagnolo, M. ci restituisce un quadro esatto della società americana con un’interpretazione del suo presente che sfiora la preveggenza.
Le immagini di Veracruz o il ritratto (breve) di Diego Rivera e di quel laboratorio rivoluzionario che sembrava il Messico degli anni ’20, la descrizione di New York al mattino nei giorni lavorativi sembrano scritte oggi; lo stupore davanti la razionalità squadrata di Avenues e  streets per chi proviene dall’intricata Russia è indimenticabile, come la comprensione di una società che funziona solo se lavora e produce.

Amo New York nei giorni lavorativi, nei giorni feriali d’autunno. Le sei del mattino. Tempesta e pioggia

Odio New York di domenica” con gli impiegati in mutande dietro le tende degli appartamenti.

Ecco un’infinita serie di considerazione lapidarie su una società prosaica e al tempo stesso enigmatica per un “vecchio” russo:

gli americani che ascoltano Rachmaninov “ma nemmeno lo capiscono

la definizione di “verginità americana” “Non avevo mai visto tanta oscenità suscitare tanta ilarità. Coney Island è il gingillo della verginità americana”;

M. stupisce con la sua comprensione della forza della minoranza afro-americana identificata come il vero potenziale rivoluzionario (i neri d’America sono definiti i veri proletari da cui aspettarsi il comunismo) con la miccia dell’odio razziale pronto ad esplodere.
M. non si ferma all’America del dollaro, perché sarebbe troppo facile farlo: l’America usa il dollaro per acquistare più di quanto abbia realmente bisogno,  non accumulo ma consumo; così M. anticipa la crisi del ’29 ma anche quella del 2008 con la sovraesposizione dei crediti degli americani nei confronti del mondo.

E poi c’è la poesia: che descrive i paesaggi urbani e industriali, il proletariato urbano, “La filosofia spicciola su luoghi profondi”.

Insomma che vi piaccia la storia, la poesia, la prosa, la sociologia, l’economia questo libro è imperdibile.

Consigliato: a chi crede nel pla preveggenza dei poeti (greci & co) e a chi pensa che qualche occasione sia andata perduta

Sconsigliato: se pensate che fosse tutto chiaro fin dall’inizio

 

Autore: Vladimir Majakovskij
Lunghezza stampa: 192 pp.
Editore: Voland; 2 edizione (12 aprile 2011)
Venduto da: Amazon Media EU S.à r.l.
Lingua: Italiano
ASIN: B006BD0EHE

8 risposte a "America"

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