La ragazza con la Leica

Ultimanente leggo poche novità editoriali, soprattutto se italiane. Non è un pregiudizio, non è antipatia, ma le prendo, le sfoglio e le lascio sullo scaffale della libreria. Non mi attirano, non mi convincono. Semplicemente mi dico che ci sono tanti classici e libri memorabili da recuperare. Spesso, poi si tratta di casi editoriali e io dietro i casi editoriali non sono mai andata.

La ragazza con la Leica di Helena Janeczek però mi è stato segnalato da una amica in PdR prima dell’uscita. La storia mi incuriosiva, il periodo in cui è ambientato il libro è per me molto attraente, così l’ho preso il giorno stesso dell’uscita. E l’ho letto subito. Mi è piaciuto, tanto da valere una recensione.

La storia è la biografia di Gerda Pohorylle, nota con lo pseudonimo di Gerda Taro, fotografa, attivista politica ebreo-tedesca fortemente impegnata contro i fascismi, nonché (rullo di tamburi) la donna che “si è inventata” Robert Capa. Non svelo la trama, sapete che non spoilero e a voi lascio la curiosità e la gioia di scoprire in che modo si è inventata Robert Capa. Dico solo che di Capa era la musa e l’amante, ma prima di tutto la compagna in senso politico e umano. La donna della vita, in qualche modo, quella che non non si dimentica, anche se le strade si dividono. E sì, esistono donne così ed esistono anche per uomini come Capa. Non è poi vero che dientro un grande uomo c’è una grande donna? be’, non proprio dietro, in questo caso. Gerda era Robert Capa quanto lo stesso Robert Capa. La loro fotografia, il loro stile e il loro linguaggio espressivo erano talmente simili che spesso era difficile attribuire di chi dei due avesse scattata uno foto. Si mormora che la foto per cui Capa divenne famoso fu in realtà scattata da Gerda… si mormora, ma non si saprà mai con certezza perché Gerda ha perso la vita sul fronte della Guerra Civile Spagnola il 26 luglio 1937.

La sua vita è affascinante e meravigliosa; se pensiamo poi che Gerda morì a soli 26 anni, ci appare addirittura fenomenale.

Helena Janeczek ci fa un bel regalo restituendoci nel libro non solo la grandiosità di questa vita, ma anche la freschezza del personaggio, anzi della persona, della Donna che Gerda è stata. E lo fa attraverso la narrazione di tre personaggi (realmente esistiti) che al fianco di Gerda hanno vissuto e che l’hanno conosciuta, ovvero la sua migliore amica e due suoi amanti. I tre sguardi sono differenti, ma è come guardare un puzzle; ognuno contribuisce alla ri-costruzione della personalità di Gerda. Così la vediamo, la riconosciamo e pian piano cominciamo ad amare questa ragazza esile, piccola, ma con una forza dirompente, tanto da influenzare interi circoli di giovani intellettuali parigini. È vero che Gerda rimane comunque un ritratto; la guerra che se l’è portata via presto la rende immortale ma anche eterea.

La tecnica narrativa utilizzata è principalmente quella dei flashback, padroneggiata da Janeczek che riesce a piegarla alla finalità del libro senza offuscare la personalità dei tre narratori scelti, che percorrendo le loro vite, ripercorrono i ricordi dei loro 20 anni, di Parigi, degli anni ’30, della forza delle idee, della voglia di lottare per esse, della convinzione di poter contare per se stessi e per il mondo. Sarà proprio questa voglia a spingere Gerda in Spagna con e senza Robert Capa; lei impavida, anzi incosciente sfida la morte per poterla immortalare, o meglio per immortalare la lotta per la vita e la libertà.

Sicuramente la ricostruzione dell’ambiente parigino di artisti e intelluettuali oppositori dei nazisti resta la parte più bella e interessante dell’opera.

La malinconia è la vena dominante del libro. Janeczek lascia al lettore sempre un retrogusto dolce e amaro. La ricostruzione della vita di Gerda e di chi le sta intorno è quasi filologica, la narrazione è spesso confermata dalle fonti cui si fa riferimento e questo renderebbe il libro un saggio, ma la malinconia, questo dolce sorriso triste con cui i narratori guardano al loro passato e a Gerda ne fa, di fatto, un romanzo. Il ricordo finale che Georg Kuritzkes, una delle voci narranti, fa di Robert Capa, di un loro incontro nella Sierra spagnola, nel mezzo di una guerra persa, segna quasi la chiusura del libro e serve a marcare la malinconia e l’inafferrabilità che ha il ricordo degli eroi.

Rispetto allo stile, è il primo libro dell’autrice che leggo, per cui non so quanto sia dettato dalla necessità data dalla tecnica narrativa e quanto dallo stile personale, sicuramente non ho trovato il libro scorrevole. Spesso l’autrice utlizza il flusso di coscienza delle voci narranti che, quindi, sovrappongono livelli temporali (passato e presente), e adatta la sintassi allo stile, rendendo la lettura non fluida, ma non è questo che non mi ha del tutto convinta. La sintassi appare poco cadenzata, quasi ad avvolgere il lettore nelle spire del pensiero.

Il libro è corredato di alcune foto di Gerda e su Gerda, in cui lei è la protagonista. Sono foto in cui non manca mai il sorriso di Gerda, cui pare fosse impossibile resistere. Belle davvero, soprattutto le foto di Gerda alle combattenti spagnole. Il lato femmina della storia troppo spesso dimenticato.

Un’ultima nota voglio dedicarla all’ambientazione del libro. L’Europa degli anni ’30, anni terribili, è reso in maniera davvero efficace. Ed efficaci sono anche le descrizioni delle città in cui i narratori vivono. Di particolare bellezza alcune considerazioni su Roma e Napoli, che ripercorriamo con le voci narranti.

 

Consigliato:  è un libro biografico, ambientato in un determinato periodo storico. Va le letto per la biografia, ma va letto anche per ricordarci quel periodo storico e come stavamo peggio quando stavamo peggio

Sconsigliato: Gerda può apparire una figura contraddittoria a tratti, per cui se non volete conflitti con voi stessi non leggetelo, ma se lo fate, non date giudizi, please

Autore: Helena Janeczek 
Editore: Guanda, Collana Narratori della Fenice
Lingua: Italiano
ISBN-10: 8823518350
Lunghezza: 333pp.
Prezzo di copertina: 18.00€

10 risposte a "La ragazza con la Leica"

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    1. solo positivi :D…davvero è un bel libro, superiore alla media di quello che gira nell’editoria italiana secondo me. Prova e dimmi

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  1. L’avevo iniziato in mezzo a mille altri di quel periodo. Ora sto leggendo Arpaia su Walter Benjamin e Guerra di un autore da poco ripubblicato da L’Orma Editore.

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  2. La zarina colpisce ancora. Pensa che, dopo aver ascoltato l’autrice, m’era passata la voglia di leggere il libro. L’oratoria è un’arte sconosciuta a Helena Janeczek (quanto meno non è emersa nelle due occasioni in cui m’è capitato di ascoltarla). Però il libro m’incuriosiva. Lo prenoto in biblioteca.

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    1. Su “Zarina”: troppo onore! ❤

      Mai ascoltato l'autrice, di solito, in effetti, non vado alle presentazioni: sono un classico topo di biblioteca e poi metti che … l'autore/autrice nontipiacestaantipaciticoearrogante… prefersico leggere e basta… e come dicevo nella rece, leggo talmente poche novità editoriali italiane da sembrare razzista al contrario, ma questo libro ha qualcosa, fosse solo la voglia delle donne di dire che ci sono e ci sono sempre state nella Storia

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