L’Arte ormai perduta del dolce far niente

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L’impressione costante è che tutto nella vita cospiri a sottrarci il tempo individuale e che di conseguenza non resti spazio per i sogni.

 

Le estati della mia giovinezza le ricordo lunghe, calde e polverose. Non c’erano festival estivi, non c’erano rassegne di film all’aperto, a 12 anni finì il mio privilegio di andare un mese in colonia al mare. Stavo al paese, a guardare gli altri che partivano; io rimanevo lì, ad aspettare che le vacanze altrui finissero per avere un po’ di compagnia. Non ricordo nemmeno lunghe sessioni di compiti, quelli li facevo i primi giorni di settembre e arrivavo a scuola senza aver dimenticato nulla (ironia modalità on).

Le ore di veglia erano lunghissime. Non c’era nemmeno una biblioteca e i miei genitori non possedevano libri. Avevo la fortuna di avere dei libri smessi da altri, come se fossero vestiti che non vanno più bene. Una smilza biblioteca letta da cima a fondo.

Le mie estati quindi erano piene di noia. Eppure erano estati dense, nelle quali liberavo tutta la mia creatività e inventavo giochi con nulla, costruivo case polverose in soffitta e sognavo a occhi aperti.

Come madre ho sofferto non poco nel rilevare che non c’è più spazio per l’ozio nella vita dei nostri figli. Resistono poco senza far nulla. Male che vada, c’è sempre il canale che trasmette cartoni 24 ore su 24. O il giochino sul computer. Per non parlare del cellulare.

Ma quanta bellezza richiede di essere scoperta semplicemente alzando gli occhi da tutto ciò che ci distrae?

Non poteva non attrarre la mia attenzione il libro di questo autore, membro dell’Académie de France, vincitore di premi letterari prestigiosi, come il prix Médicis. Ma di cosa parla? Non è corretto dire che parla di ozio. Ci invita, attraverso la lettura di paragrafi divisi per argomento, a riflettere sui vari aspetti della vita.

 

[…] penso che il nostro vero segreto, tanto più segreto perché interessa solo noi, sia quel tempo fluido fatto di tutti gli attimi di stupore che abbiamo vissuto: la prima volta che abbiamo visto il mare, la luna o l’immensità del cielo stellato, il primo affiorare del desiderio, un viaggio tanto sognato, un cavallo al galoppo, il volo leggiadro di una libellula, l’odore della terra dopo un acquazzone tropicale, il primo volto amato diverso da quello di nostra madre, un aquilone di cui non scorgiamo più il filo, i grandi occhi neri di una bambina con un vestitino giallo, un lungo pomeriggio trascorso a pescare gamberi insieme ai cuginetti, l’odore delle pannocchie abbrustolite all’inizio delle vacanze, una bicicletta rossa appoggiata a un muro, una notte passata a pensare alle figlia dei vicini in preda a un’eccitazione febbrile, e poi la gioia nel rivederla la mattina dopo, una gioia così intensa da fare quasi male al cuore. E’ la nostalgia di tanti momenti meravigliosi a instillare in noi quella tristezza che conserviamo in tasca come una pepita d’oro.

Non è poetico tutto questo? Può essere vero affermare che la felicità sia proprio nelle piccole cose di ogni giorno? Pesco nella mia memoria e tutto ad un tratto la ricordo, la notte in cui vidi la via Lattea ad occhio nudo in Africa. Penso ai miei profumi preferiti, tra i quali quello di una torta appena sfornata e quello dell’umidità del bosco; so quanto io mi possa incantare nel vedere una libellula nel suo volo. Sono piccoli attimi di vita perfetti, il mio bottino segreto.

Questo libro io ancora non l’ho finito di leggere. E’ un libro prezioso, con innumerevoli post it colorati, sottolineato. Lo leggo a sera, dopo una giornata intensa, nella quale il tempo dedicato al lavoro ha preso il sopravvento sul tempo dedicato alle cose che amo.

Non smette mai di stupirmi il fatto che qualcuno possa pensare che viviamo tutti in uno stesso tempo. Siccome abbiamo sincronizzato gli orologi come una banda di gangster alla vigilia di una rapina in banca, possiamo dire che sono circa le 8.20 del mattino. Siamo talmente tanti a compiere gli stessi identici gesti da due ore – alzarci, guardare il meteo per sapere se pioverà, leggere il giornale mentre facciamo colazione, innervosirci per un editoriale e correre al lavoro – da dimenticarci che si tratta solo di una convenzione. […] Gli adolescenti, invece, non sanno cosa sia il rimpianto. Sono tutti proiettati nel futuro. I loro genitori vivono in un presente pieno di ansie. E i loro nonni sguazzano nella nostalgia. Tre tempi che confluiscono nel fiume della vita comune. Ma nessuna delle tre fasce d’età è immune all’angoscia del tempo. Crono è un dio beffardo, ci fa credere che un’ora duri per chiunque sessanta minuti. Di fatto, come sappiamo tutti, dura molto di più quando abbiamo mal di denti, e molto di meno quando baciamo la ragazza dei nostri sogni. […] Continuando a credere che viviamo tutti in uno stesso tempo rischiamo di creare gravi conflitti nel pianeta. In realtà il nostro mondo è un complicato intreccio di epoche diverse. […] Ma tutti quanti andiamo incontro alla morte. D’altronde è l’unica cosa ad accomunarci tutti, e in questo senso è preziosa. E se apprezziamo tanto i baci è perché ci danno, per una volta, l’illusione di condividere un momento con un’altra persona. Sono un’appassionata forma di presente indicativo.

Un libro molto curato anche nella sua veste editoriale. Non vedo l’ora di conoscere di persona questo scrittore che, grazie alla Libreria Arcadia, avremo a Rovereto nei prossimi mesi. Approfittiamo quindi di questi giorni di autunno, stagione che ci accompagna con i suoi colori in quell’epoca dell’anno che corrisponde alla notte che vince sul giorno, al rifugiarsi in casa, al caldo, in compagnia di persone amate o di compagni fedeli quali i libri sanno essere.

Un bambino che guarda fuori dalla finestra, in un giorno di pioggia, scopre la solitudine, un sentimento umanissimo che tuttavia ci rende unici e che, soprattutto, fa paura a chi vorrebbe distrarci. Ridiamo insieme agli altri, ma ci annoiamo da soli. E questa solitudine è in un certo senso il fondamento della nostra dignità.

 

Titolo: L’Arte ormai perduta del dolce far niente
Autore: Dany Laferrière
Traduzione: Federica Di Lella e Francesca Scala
Editore: 66thnad2nd
Pagine: 392
Prezzo: €  18,00 (cartaceo), € 9,49 (ebook)
ISBN: 9788898970612

 

 

 

 

 

8 risposte a "L’Arte ormai perduta del dolce far niente"

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  1. Arte perdutissima quella del dolce far niente. Arte in cui non riesco più a rifugiarmi e di cui sento tanto la mancanza. Forse dovrei ripartire da qui.
    Mi sa che l’Arcadia di Rovereto dev’esser una bella libreria…

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  2. Ma come fai, a farmi venire voglia di leggerli tutti? Questo però più degli altri. Quella sensazione di noia mista a lentezza, di giorni estivi apparentemente uguali uno dopo l’altro, mi manca terribilmente. E mi dispiace non solo perché non c’è spazio per l’ozio per mio figlio, ma anche perché io stessa riesco a ricreare quei momenti sempre più raramente. C’è sempre un cellulare o un brusio di fondo a distrarmi..

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    1. Mi piacerebbe dirti che ho una percentuale alle vendite, ma non è così 😁

      Anch’io mi perdo spesso nell’uso dello smartphone, rubandolo ad attività molto più interessanti. Questo è un libro da leggere e rileggere. E poi ti mette un sacco di altre curiosità.

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