Sono tempi duri. È la gente dura che rende duri i tempi. Ho visto tanta cattiveria fra gli uomini che non so perché Dio non ha ancora spento il sole e non se n’è andato.
Ambientato nel sud degli Stati Uniti, in un tempo imprecisato, Il buio fuori racconta la storia di un fratello e una sorella, Culla e Rinthy.
Culla e Rinthy non hanno nessuno, sono soli al mondo. Ma sta arrivando qualcosa, o meglio, qualcuno a cambiare il corso delle loro vite. Rinthy fuggirà di casa, Culla la cercherà ovunque.
Colpisce, di questo romanzo, il fatto che sembra un’anteprima a La strada. Sebbene quest’ultimo sia ambientato in un futuro post-apocalittico, Il buio fuori sembra voler dire che l’apocalisse può essere ovunque, in ogni tempo e in ogni spazio.
La povertà, la fame, sembrano costringere l’uomo a tornare alla propria origine animale. Una bestialità che non perdona nessuno.
Rinthy, nel suo viaggio, incontrerà varie persone. Il motivo del suo peregrinare sembra proteggerla dagli incontri pericolosi. E’ come se la sua storia la circondasse di un’aura che le consente di scappare al pericolo, di continuare la propria strada alla ricerca della sua verità. Rinthy, se fosse un personaggio de La strada, starebbe tra i buoni.
Culla, invece, ad ogni incontro sembra pagare il prezzo del suo errore nei confronti della sorella. La ricerca della sorella lo porta ad attraversare luoghi sconosciuti, città semideserte, boschi, fiumi. Patirà la fame, il freddo. Avrà paura. Rischierà la vita.
La differenza con La strada, dunque, è che in questa storia non c’è speranza, non c’è redenzione.
E di nuovo si fermò in attesa presso la porta già aperta, sospesa come una gracile ladra fra la bocca della casa morta e senza amore e il buio fuori.
Non sono riuscita a leggerlo senza pensare alle immagini di Walkers Evans contenute nel bellissimo libro Sia lode ora a uomini di fama.

Con questo libro partecipo alla #readingchallenge per la categoria #libromyear
Non so se ce la posso fare. Anche se sarebbe perfetto pure per il mio #libromyear
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Ho amato tantissimo la strada, forse perché molto più giovane e ottimista, poi ho sofferto leggendo Non è un paese per vecchi. E mi sono chiesta, perché tutta questa sofferenza? Che vivere sia duro, lo so già, non ho bisogno che qualcuno me lo ricordi ogni riga che leggo. Non leggerò il buio fuori, anche se sono consapevole di perdermi una scrittura dii rara potenza
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È così, Paola. E hai ragione. Almeno ne La strada alla fine una speranza c’era, qui no 😕
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