«Sono sempre stata sicurissima che, messa alle strette, avrei potuto ammazzare qualcuno. Me stessa o mio padre, a seconda di cosa sembrasse più pratico. Non avrei ucciso spinta dall’odio; l’avrei fatto unicamente per risolvere un problema. E solo dopo che fosse fallito ogni tentativo di soluzione. Questo genere di capolinea o ce l’hai in mente per carattere o niente; come dicevo, è un’idea che ti nasce dentro molto presto. Il mio riflesso di tanto in tanto mi faceva un lento cenno d’assenso con il capo, ma non mi diceva mai cosa ne pensasse. Non ce n’era bisogno.»
Boy Novak è una ragazzina bionda e sveglia che, nella New York degli anni ‘50, finge di apprendere molto meno di quanto non sia capace di apprendere in realtà. Vive da sola con Frank, genitore brutale, violento, acchiapparatti di professione e dal quale decide di scappare a vent’anni, prendendo la prima corriera che possa portarla il più lontano possibile, a Flax Hill, una piccola cittadina del New England. Qui riesce rapidamente ad adattarsi a nuovi ritmi di vita, si arrabatta in mille lavoretti dai quali viene puntualmente licenziata, fino a che non approda nella libreria di Mrs Fletcher e, nonostante non sia convinta di amarlo, decide di sposare il rassicurante e taciturno Arturo Whitman, ex professore di storia che ha scelto di fare l’orafo ed è anche vedovo e padre di una bellissima bambina di nome Snow.
«Se capitava che qualcosa l’angustiasse, che qualche preoccupazione la tormentasse per più di un giorno, era difficile che [Snow] lo lasciasse capire. Era una bambina posata e comprensiva, come se fosse appena arrivata dal futuro ma non volesse vantarsene. Ti dava una piccola pacca sul braccio e diceva:- Va tutto bene. E’ tutto a posto,- e tu le credevi sulla parola.»
Boy e Arturo hanno una bambina, Bird, la cui nascita scuote le loro vite, frantumando l’apparente idilliaco rapporto tra Boy e Snow e costringendo tutti a fare i conti con alcune verità dure, necessarie e provenienti da un passato al quale si pensava di poter fuggire. Sono proprio Bird e Snow, cresciute, a riuscire a trovare una chiave per superare distanze, comprese quelle sedimentate da altre, attraverso il loro desiderio e il tentativo di ricomporre una relazione fondante.
Questo non è solo il libro di Boy, Snow e Bird. E’ anche il libro di Webster, Mia, Mrs Fletcher, Olivia, Agnes, Clara, Vivian, Sidonie, Frank e perfino di Julia – la defunta moglie di Arturo – delle loro scelte di vita e dei loro modi di stare al mondo e anche delle loro vulnerabilità. E’ un libro il cui fulcro è quel millenario nodo da dipanare rappresentato dai modi in cui le donne si relazionano tra di loro, ferendosi, deludendosi, sostenendosi o incoraggiandosi, attraverso gesti che finiranno con l’avere sempre profonde ripercussioni sulle loro vite e su quelle di generazioni a venire. E’ la storia di matrigne spietate, di madri che si comportano in maniera cattiva, nei confronti delle quali la scrittrice sembra volerci spingere ad assumere un’antipatia meno feroce – se non un briciolo di comprensione – senza riuscirci, forse. In Boy, Snow, Bird le ingannevoli apparenze fanno spesso lo sgambetto alla convinzione di chi crede che non si possa vivere accanto ad una persona a lungo senza conoscerla a fondo nella sua essenza, ma ci svela il contrario, esplorando i confini tra l’io di alcune delle protagoniste ed il loro doppio. A volte come una fiaba perversa, in cui la realtà si mescola abilmente alla finzione e in cui nomi fanno da sembiante o vengono attribuiti come maledizione, immagini scompaiono misteriosamente per riapparire nel loro doppio, regine forse sono streghe o piccole fiammiferaie- chissà- e in qualche modo risuona l’eco dei racconti di Angela Carter.
«Nessuno mi mise mai in guardia dagli specchi, così per molti anni li ho amati e ho creduto che meritassero la mia fiducia» dice Boy all’inizio della sua storia, così gli specchi e ciò che le protagoniste vedono rispecchiandosi saranno un leitmotiv che percorrerà, in chiave metaforica, tutta la narrazione. Oyeyemi si interroga sul rapporto che le donne tessono con la bellezza, senza che questo sia messo in relazione con lo sguardo maschile. Una bellezza che qui ha strettamente a che fare con l’essere bianche, con la vergogna, le punizioni, la segregazione razziale, il dolore, l’allontanamento e riconducibili ad una certa narrazione storica e politica che non può non far venire in mente Toni Morrison, come nel suo ultimo Prima i bambini (Frassinelli, 2015).
«Dovevate vedere mia nonna; si faceva passare per bianca e non ha mai rivolto una parola a nessuno dei suoi figli.Le lettere che riceveva da mia madre e dalle mie zie le rimandava indietro senza aprirle. Alla fine loro hanno afferrato il messaggio che non voleva messaggi e l’hanno lasciata in pace. A quei tempi lo facevano quasi tutti i mulatti e i neri per un quarto – se avevano i capelli giusti, però. Riuscite a immaginare quanti bianchi hanno del sangue nero che corre e si nasconde nelle loro vene?» (Morrison, 2015)
Ho scoperto Helen Oyeyemi per caso, attratta dalla copertina raffinata di questo libro, anche se devo dire che pur essendo la copertina dell’edizione originale in lingua inglese meno accattivante ed elegante, è anch’essa azzeccata. Ho scoperto, quindi, per un puro caso una giovane scrittrice, nata in Nigeria nel 1984 e trasferitasi con la famiglia in Inghilterra quando aveva quattro anni e della quale – sono certa – sentiremo molto parlare. La Dea salvi il #librocopertina !
Titolo: Boy, Snow, Bird
Autrice: Helen Oyeyemi; traduzione:Laura Noulian
Editore: Einaudi, 2016 , prima ed. in lingua inglese Riverhead Books, 2014
L’ha ribloggato su SUD DE-GENEREe ha commentato:
“My first post on Parla della Russia”, con un libro che fa problema…
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Bella rece, voglio assolutamente leggerlo!
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grazie nico 🙂 ! certo, la fine…..non dico nulla 😛 baci
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Lo voiooooooooooo!!! Mi hai convinta
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#soproud di averti convinta!!!! Comunque se continuerà a scrivere, e credo che lo farà visto che scrive da quando era piccolissima, ne leggeremo delle belle
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Sembra davvero interessante questo romanzo!
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Il libro sembra bellissimo e la rece e’ top!
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Il libro “fa problema”!grazieeeeee :-*
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Brava Doriana, recensione puntuale e “invogliante”
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Grazie 🙂
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ma che bella questa tua recensione. complimenti! ho voglia di leggere questo libro.
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Ma grazie 🙂 !a questo punto devo solo sperare che, a fine lettura, non mi spedirete pomodori con la fionda 😀 !
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in lettura. mi piace moltissimo.
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sono proprio contenta 🙂
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finito. è anche il mio #librocopertina
😀
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Ma ti è piaciuto quindi?a me molto,anche se la fine mi ha lasciata un poco ‘appesa’ ….baci!
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mi è piaciuto molto. un po’ meno la “scoperta” verso la fine del libro. comunque mi ha conquistata. guarda che seguo i tuoi consigli. grazie
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Bella bella questa recensione e molto invogliante
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Grazie p@p !!! :-*
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Apperò! Una del 1984 che affronta il tema della vulnerabilità va letta assolutamente. Poi mi ricordi che non ho mail letto nulla di Toni Morrison…
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Diciamo che il tema della vulnerabilità ci casca per forza…..Amatissima di morrison è una specie di suicidio….nel senso che è uno di quei libri che reputo imperdibile ma fa davvero male….te lo consiglio 🙂 (e non per voler essere sadica 😀
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