Città sommersa, Marta Barone

Kitež è una leggendaria città russa che, attaccata dai Mongoli, venne sommersa dalle acque del lago Svetlojar; l’ultima cosa ad inabissarsi fu la cupola dorata della cattedrale. Ancora adesso, nelle giornate serene, si possono sentire i suoni delle sue campane, e i puri di cuore riescono a vedere gli ori delle processioni.

Per Marta Barone le Kitež sono due: da un lato la storia di suo padre, Leonardo (che diventa L.B., due iniziali da riempire, per tutto il libro), ricostruita attraverso ricordi, racconti di amici, volantini politici, archivi e faldoni giudiziari; dall’altro, la vita dell’autrice, “personaggio neghittoso e involontario”, scandita da letture, lavoro per una casa editrice, incontri, lunghe passeggiate. Come ci sono due storie, così ci sono due inizi della storia: oltre alla nascita fisica dell’autrice, una ri-nascita quando, a 26 anni, si trasferisce a Milano e scopre la memoria difensiva del padre, arrestato nel 1982 per partecipazione a banda armata.

“IL Barone: chi è questo personaggio sconosciuto giunto dalle brume del burocratese?”.

 

Comincia così un viaggio a ritroso nelle vie di Torino, in un gioco di maschere pirandelliano – ognuno ha la sua versione di L.B. Ne emerge comunque il ritratto di un uomo buono, allegro, entusiasta, pieno di amici, ammaliante, carismatico, intelligente, ma soprattutto con un desiderio sincero di migliorare il mondo.

Tutto questo sullo sfondo dei terribili anni della lotta armata negli anni ’70, anni segnati da omicidi assurdi, “solo per lasciare un biglietto di rivendicazione”, di vittime innocenti come lo studente diciannovenne sceso dal bus nel momento sbagliato, o del ragazzo bruciato nell’incendio del bar Angelo Azzurro, di cui resta solo una foto inquietante, seduto su una sedia. Gli anni, però, anche delle lotte giuste, nella Strada delle Cacce, un pantano perenne al limite della città, senza lampioni né negozi né asfalto, in cui casermoni popolari vengono occupati in un’estenuante guerra fra poveri. Gli anni dell’ideologia di Servire il Popolo, il piccolo gruppo di cui fa parte L.B., un partito di integralisti per cui gli intellettuali dovevano abbassarsi a lavori umili, che imponeva direttive assurde su vestiario, orientamenti artistici e comportamenti sessuali, in cui i pensieri erano periodicamente sottoposti a terrificanti sedute di critica/autocritica. Ma, come racconta a Marta un’ex compagno del padre: “la verità importava poco; c’era bisogno di mitologia, di una luce ideale da seguire”.

Libro interessante su più piani, quindi, da quello storico a quello politico a quello introspettivo personale dell’autrice; se si può muovere una critica, è che questi piani a volte si accavallano in modo un po’ confuso e caotico. Di certo rimane l’idea di una “collisione impari fra le biografie individuali e la storia generale”.

Titolo: Città Sommersa
Autrice: Marta Barone
Editore: Bompiani
Anno edizione: 2020
Pagine: 304

 

 

Pubblicità

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

Blog su WordPress.com.

Su ↑

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: