La brigata dei reietti

La brigata dei reietti è il primo romanzo della giornalista francese Sophie Hénaff. Per una addicted di serie in giallo come me, rappresentava una occasione da non perdere. Troppo ghiotta ed utile a farmi uscire da quella forma di lutto malmostoso che mi prende ogni volta che mi sento abbandonata da personaggi amati, alla fine delle loro storie.

<< La brillantissima commissaria Capestan, star della sua generazione, campionessa assoluta di carriere folgoranti, aveva reiettiusato la pistola una volta di troppo.>> Dopo sei mesi di sospensione cautelare e l’abbandono del marito, la trentasettenne Anne Capestan non indulge nell’autocommiserazione e accetta di buon grado la nuova responsabilità che le affibbia il manipolatore Buron.

<<Benissimo, Capestan, le riassumo la cosa: ripuliamo la polizia per tirare a lucido le statistiche. Gli alcolisiti, i violenti, i depressi, gli scansafatiche e via dicendo, tutti quelli che ingombrano le sezioni ma che non possiamo sbattere fuori, li riuniamo in una brigata e ce la dimentichiamo in un angolino. Sotto il suo comando.>> Un gruppo di reietti, emarginati, bollati come non conformi e considerati incapaci che vengono stipati tutti assieme in un’ultima spiaggia che sembra più che altro l’angolo di un ring dove si attende, da un momento all’altro, il lancio definitivo della spugna. Su una lista di una quarantina di reietti, se ne presenta un manipolo: Torrez, detto Iettatura perché tutti i suoi partner finiscono a dir poco male nonostante il suo comportamento irreprensibile; Lebreton, il mostro d’intransigenza  cupa, vedovo inconsolabile di Vincent e mobizzato per il suo lutto omosessuale; Rosière, esuberante capitano che si è messa a scrivere gialli la cui sceneggiatura ha riscosso un buon successo per la tv, in fondo Eva Rosière – che va sempre in giro col suo cane Pilou – è vittima dell’invidia e della misoginia ; Merlot, troppo spesso alticcio e sempre con una battuta pronta; Lewitz, maniaco di motori e velocità, distruttore incallito dei mezzi della polizia; Evrard caduta nel tunnel del gioco d’azzardo; Dax, ex pugile che pare rintronato ma è un giovane e capace hacker; Orsini, ex insegnante di violino al conservatorio e temutissimo per la sua propensione a far circolare tra i giornalisti le notizie che in polizia si cerca di mantenere segrete. Ciascuno con le proprie idiosincrasie, ciascuno si trova a dover fare i conti con la solitudine ma  è capace di tirar fuori grandi e inaspettate risorse.

parisAll’assortito gruppo vengono concessi solamente un appartamentino spoglio – lontano dal 36 Quai des Orfèvres – scatole colme di faldoni di casi irrisolti e inchieste aperte di tutti i commissariati della regione e una piccola macchina odorante di fumo stantio, priva di sirena. Nonostante nel nuovo ufficio si presentino  ad uno ad uno senza convinzione e fatalisti, Capestan riesce con garbo a tirare le fila di questa brigata, in apparenza male assortita, che senza pressioni, senza dover render conto ad altri e senza il rispetto delle classiche procedure, riuscirà a risolvere con astuzia e fantasia casi spinosi. Qui ci si burla della polizia parigina! Direbbe qualcuno. Qui ci si burla del sistema intero, direi invece, e dell’incapacità dello stesso di valorizzare le originalità e le differenze di uomini e donne. E poi c’è Parigi, che ho imparato a conoscere – prima ancora che girandola a piedi in lungo e in largo – attraverso le numerose storie  e gli occhi di Maigret di Simenon , di Adamsberg di Vargas, di Nestor Burma di Léo Malet – se faccio riferimento alla letteratura di questo genere. Sguardi sempre diversi, che mi hanno dato modo di osservare una città che amo follemente nelle sue infinite sfaccettature.

Di Capestan, i componenti della brigata apprezzano l’autorevolezza innata ed empatica, l’essere dolce ma non debole, ferma ma non dura, l’aria da signora perbene  ma col fascino canagliesco, non ha paura di niente dice Lebreton, ma in realtà Anne Capestan <<Aveva paura di tutto. La professione l’aveva stroncata. Se l’era scelta sia perché le piaceva sia per provocazione, per buttare all’aria il suo destino già scritto di ragazza con studi prestigiosi e marito consono. L’entusiasmo e il senso del dovere l’aveavno portata lontano. La compassione e l’emotività l’avevano ridotta con le spalle al muro. Ormai Capestan aveva paura. Ma non mollava. Era il limite che si era data: l’orgoglio manteneva la rotta. >> . Sono proprio la compassione e l’emotività a metterla nei guai in polizia, così come è l’orgoglio ad impedirle di resistere alle provocazioni ma anche a portarla assieme al validissimo malipolo a chiudere i casi in un clima solidale e a farle guadagnare la stima di tutti. Alla fine, perfino  la  sede spoglia che era stata loro assegnata sembrerà- con la buona volontà di tutti e la generosità di Eva Rosière – l’abitazione accogliente di quella che è diventata una assurda famigliola.

<< Lei era più orgogliosa di un reggimento di soldati corsi, ma si accostava a chi le sta intorno con un sorriso luminoso, pronta alla cordialità.>>  Anne e i suoi mi mancheranno.

READING CHALLENGE 2016Questo libro partecipa alla reading challenge russa 2016 per la categoria #viaggialibro

Titolo: La brigata dei reietti

Autrice: Sophie Hénaff ; traduzione: Margherita Botto

Editore: Einaudi, 2016 ; prima ed. in lingua francese Albin Michel Ed. 2015

14 risposte a "La brigata dei reietti"

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  1. Finito durante il fine settimana scorso, mi ha molto divertito. A me ricorda vagamente il Pennac dei libri di Malaussene, con quella famiglia strampalata ma ben amalgamata, ogni personaggio con caratteristiche così diverse dall’altro. Anche qui fra scrittrici, insegnanti di violino, iettatori ed ex pugili, alla fine si giunge a una soluzione. Quando usciranno gli altri libri della serie, e sono certa ce ne saranno, non me li perderò! Grazie Nemi

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