Grandi Speranze

Dickens ti prende per il bavero e ti porta subito dentro la storia, in un villaggio umido e nebbioso dove Pip, ragazzino orfano affidato ad una sorella incline all’educazione a suon di ceffoni e castighi, viene amato come un vero figlio dal marito di lei, Joe, fabbro umile e buono. Joe, nonostante condivida con Pip i soprusi della moglie, la ama con devozione.

Expectations_london_mapNella storia compaiono tantissimi personaggi, tutti delineati con grande attenzione e che rimangono vividamente impressi, tra i quali miss Havisham, donna ricca, lasciata dal promesso sposo prima delle nozze, che veste ancora il vestito da sposa in una casa piena di ricordi, polvere e abbandono ed Estella, figliastra di miss Havisham, ragazza bella e senza cuore che riempirà di “grandi speranze” il futuro di Pip.

Pip incontrerĂ  la fortuna, il successo, la paura, il degrado, la malattia. Un romanzo di formazione assolutamente da leggere.

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“Pirrip era il cognome di mio padre e Philip il mio nome di battesimo, ma la mia lingua infantile non riuscì a cavarne nulla di più lungo o più esplicito di Pip. sicché cominciai a chiamare me stesso Pip e Pip mi chiamarono gli altri.

In quanto al cognome Pirrip, mi baso sull’autoritĂ  della tomba di mio padre e su mia sorella – la moglie di Joe Gargery, il fabbro. Non avendo mai visto mio padre o mia madre e neppure una loro immagine (a quei tempi l’era della fotografia era ancora lontana), le mie prime fantasie sul loro aspetto derivarono, assurdamente, dalle pietre tombali. La forma delle lettere su quella di mio padre, suscitava in me la strana idea che fosse un uomo quadrato, robusto, scuro, con capelli neri e ricci. I caratteri e il tenore dell’epitaffio

ANCHE GEORGIANA MOGLIE DEL SUDDETTO,

mi portarono ingenuamente a concludere che mia madre fosse lentigginosa e malaticcia. A cinque piccole losanghe di pietra, lunghe circa due palmi, ordinatamente disposte in fila accanto alla tomba e consacrate alla memoria dei miei cinque fratellini – che smisero ben presto di arrabattarsi e lottare per sopravvivere – sono debitore di una certezza in cui credevo fervidamente, e cioè che fossero nati supini con le mani in tasca, e che ve le avessero tenute sinchĂ© erano rimasti su questa terra.

Avevamo la palude, giĂą in basso lungo il fiume, a non piĂą di venti miglia dal mare – nel tratto in cui si formava l’ansa. Credo di aver avuto la prima percezione, estremamente vivida e netta, dell’identitĂ  delle cose, in un rigido memorabile pomeriggio, all’imbrunire. Fu allora che scoprii con certezza che quel luogo desolato coperto di ortiche era il cimitero; e che Philip Pirrip, defunto di questa parrocchia, e anche Georgiana moglie del suddetto, erano morti e sepolti; e che Alexander, Bartholomew, Abraham, Tobias e Roger, bambini del sunnominato, erano anch’essi morti e sepolti; e che la piatta distesa fosca al di lĂ  del cimitero, intersecata da canali, argini e barriere, su cui pascolava sparso il bestiame, era la palude; e che la bassa linea livida piĂą giĂą era il fiume; e che la tana remota e selvaggia da cui si scatenava il vento, era il mare; e che il mucchietto di brividi che sentiva crescere la paura di ogni cosa e si metteva a piangere, era Pip.”

Lo consiglio a:

tutti coloro i quali hanno sognato e continuano a sognare. Leggere Grandi Speranze e è stato tornare bambina, quando in un’estate torrida mi costruii un angolino in soffitta, vicino ad una finestra che dava sui tetti. Il caldo era opprimente, la polvere ovunque, ma io, lì tra i bauli che mi erano serviti per fare il mio rifugio, mi sentivo a casa. 
Come nelle pagine di Dickens.

Recensione per immagini qui:

5 risposte a "Grandi Speranze"

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