
Anche per il 2021, come già per il 2019, e per il 2020 ci siamo cimentati nella lettura dei 12 libri candidati al Premio Strega. Ecco i 5 finalisti.
Vi diremo solo che fra i cinque finalisti c’è il nostro favorito.
Andrea Bajani, Il libro delle case (Feltrinelli)

Letto da p@p
Storia di una vita attraverso le case via via abitate e frequentate dal protagonista, in una costruzione fatta per capitoli brevi al di fuori di una struttura di tipo cronologico con continui salti temporali in avanti e indietro. Un libro che sembra pieno di contraddizioni ma invece è un meccanismo perfetto: è scritto in terza persona, ma il protagonista si chiama Io, i personaggi vengono indicati semplicemente come Madre, Padre, Sorella, Moglie, ma non sono archetipi e hanno le loro storie. La ricostruzione del puzzle è a carico del lettore che vaga, vola, si perde e a volte si ritrova con Io e gli altri.
Originale e ben scritto. Bello bello.
Edith Bruck, Il pane perduto (La nave di Teseo)

letto da agataelatempesta
Il pane perduto è la tragica storia della scrittrice. Dopo un inizio del racconto in terza persona, con la descrizione dei giorni dell’infanzia trascorsi nel piccolo villaggio ungherese, si passa alla prima persona e al racconto della deportazione della famiglia, all’arrivo ad Auschwitz, alla separazione dai genitori, alla sopravvivenza e ai continui spostamenti in vari campi. Prosegue con la liberazione, il ritorno in patria dove non c’è più nulla. Molto interessante quindi la seconda parte del libro, con la difficile scelta di cosa fare della propria vita.
Una testimonianza importante, di facile lettura, dalla quale traspare l’urgenza di mettere per iscritto il ricordo prima che tutto scompaia.
Giulia Caminito, L’acqua del lago non è mai dolce (Bompiani)

Letto da Assia
“A nessuno importa di vedere una ragazzina con i capelli tagliati male dalla madre che indossa i vestiti del fratello anarchico” questo è quello che pensa Gaia di sé stessa.
Gaia è la protagonista, non possiede nulla, non possiede nulla di veramente suo, si sente sola anche se vive in una casa sovraffollata con tre fratelli, un padre invalido e con la madre Antonia, una donna che “aveva smesso d’aspettare che le cose venissero fatte e se l’era fatte da sé”. Una donna antifascista e dai rigidi principi, che cerca di inculcare nei due figli più grandi Mariano e Gaia che la seguono in tutti gli spostamenti da lei decisi, dalla periferia di Roma al lago di Bracciano dove finalmente trovano una vera casa.
Mi è piaciuto il libro della Caminito, una scrittura piacevole, un libro dal sapore amaro che cerca di nascondere in frasi ricercate dal suono poetico la dura realtà della solitudine e dell’emarginazione.
Donatella Di Pietrantonio, Borgo Sud (Einaudi)

Letto da p@p
Tornano a distanza di anni le personagge di L’Arminuta. Con il consueto stile essenziale Di Pietrantonio racconta le vite adulte delle sorelle che abbiamo conosciuto nel libro precedente e che sembrano destinate a percorsi complicati.
Un bel libro sul tema dell’abbandono, tema che sia pure da punti di vista diversi, sembra essere ricorrente nell’opera della scrittrice.
Emanuele Trevi, Due vite (Neri Pozza)

Letto da vhreccia
Io sto leggendo ” Due vite” di Trevi, una scureggina di poco più di 100 pagine. Scritto bene, per carità, l’ho preso al buio e poi ho visto che era in testa a tante classifiche di qualità…”merda” mi son detto, stai a vedè…e ‘nfatti, la stessa orticaria provata nel leggere “Il censimento dei radical chic” di Papi.
Un altro critico/editor che pensa sia giusto scrivere. Figlio di noto psicanalista junghiano, sposato con la Gamberale (figlia di uno dei più grossi amministratori delegati italiani, è stato a Telecom, Autostrade etc..), presentato da Francesco Piccolo, scrittore e autore cinema/tv che collabora con Fazio, Gramellini, Virzì…si sente tutto questo afflato snob da sinistroide coll’euro. Sarà che ho letto tanta letteratura working class ultimamente (leggete Douglas Stuart), ma di questo libro non ce n’era bisogno, poco più di un futile e manieristico esercizio di stile. A differenza di un Michele Mari che in “Tutto il ferro della torre eiffel” cita (ed utilizza nella sua storia) di continuo libri ed autori per restituirci un’opera intelligente, divertente e viva, che ti prende per mano e ti porta dentro la storia stessa, qui Trevi fa lo stesso dicendomi che ha letto tanto e bene, e se non colgo tutto, beh, so’ io che son brodo. Anche quest’anno, per citare un giochino che si faceva da bimbi, “Strega comanda color, color…” Marrone, senza dubbio marrone.
Condivido il giudizio su Trevi, buon critico, anche simpatico, ma secondo me è entrato nella cinquina per la stessa ragione per cui molti magistrati vengono eletti nel CSM……… Spero in una lotta tra Bajani e la Caminito: quest’ultima è “sponsorizzata” da Giuseppe Montesano ed io, quando parla o scrive Montesano, mi inchino
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@vhreccia 😅
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