I ragazzi di Leningrado, scritto da Carlo Fredduzzi – direttore dell’Istituto di Cultura e Lingua russa di Roma, rappresenta una testimonianza diretta e rara di un mondo, quello dell’Unione Sovietica degli anni ’60, poco conosciuto ai più. Uno sguardo sincero e diretto su una cultura e una società in evoluzione, dall’epoca “pseudo-riformista” di Chrushev a quella della stagnazione (zastoi) di Brezhnev.

La lettura di questo libro mi ha ricordato un bel film visto di recente al Festival del cinema di Trieste, Franzuz (il francese), del regista russo Andrej Smirnov, la vicenda di uno studente parigino che nel 1957 si reca a Mosca per un tirocinio all’università.
Qui siamo però a Leningrado (“Ero giunto in Russia per studiare a Mosca, nell’università posta nel punto più alto della capitale. Ma il destino ha portato me e i miei compagni di studi in questa città al limite del circolo polare artico”), la città in continuo cambiamento (tanto da aver cambiato nome quattro volte nella storia). La città definita dal poeta e slavista russo Apollon Grigorev “scadente, filistea, falsamente bella e attraente, antiestetica e amorale”.
Fredduzzi parte da Roma (“il vagone color verde scuro diretto nella capitale sovietica partì dalla stazione Termini..”) e si ritrova in questo mondo così lontano e diverso. Il racconto di Fredduzzi sui suoi anni di studente a Leningrado è fatto di incontri, di sensazioni, di musica, di sapori. La narrativa semplice e diretta utilizzata dall’autore ci permette di “vivere” quella società e cultura così enigmatiche e ignote in quegli anni di Guerra Fredda. Scopriamo ad esempio la grande libertà (sessuale e non) delle donne russe rispetto a quelle italiane di quell’epoca; i costumi all’avanguardia – quando in Italia il divorzio era ancora inconcepibile; un sistema scolastico, educativo ed un mercato del lavoro diverso non solo in termini “politici” ma soprattutto organizzativo.
Fredduzzi nel suo soggiorno russo incontrerà persone come Anna Akmatova, Josip Brodskii o Vladimir Propp, uno dei più grandi linguisti ed antopologi russi, famoso per i suoi studi sulle fiabe. Ma sono le esperienze con la gente più “semplice” a dare un senso unico all’esperienza vissuta da Fredduzzi: la vita nella casa dello studente; le serate (“vecherinki”) con gli altri studenti stranieri e le giovani russe; le difficoltà burocratiche; le difficoltà a chiamare in italia.
Non nego di aver provato una profonda “toska” (nostalgia) per quella città leggendo I ragazzi di Leningrado, avendo personalmente fatto un’esperienza simile, seppur più breve, all’università di San Pietroburgo trent’anni dopo, negli anni ’90. Sono tornata a quella iniziale sensazione di estraneità e difficoltà sostituita con il passare del tempo dall’entusiasmo e un amore profondo per quel paese. Un libro che mi ha permesso di tornare a quelle emozioni, ma un libro che oggi ci permette anche di viaggiare in questo momento di forzata stanzialità.
Titolo: I ragazzi di Leningrado
Autore: Carlo Fredduzzi
Casa Editrice: Sandro Teti Editore
Anno Edizione: 2021
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