Dopo averci portato in Mongolia con Yeruldegger, e poi in Amazzonia nella giungla soffocante del Mato Grosso, Ian Manook ci porta con Kornelius in Islanda.
Da Heimaey emerge ancora il viaggiatore Manook. Quello che ho visto chiaramente quando ho avuto la fortuna di incontrare Patrick. Quello in cui mi riconosco, senza pudore, nel sorrisetto beffardo che ci accomuna davanti ai turisti. Quello che di un posto non è sazio se non ha capito almeno tutto quello che poteva capire. E poi ci ritorna ancora per controllare una sfumatura, o assaggiare un nuovo cibo di stagione.
Del libro mi ha colpito quindi moltissimo l’Islanda, perché è un’Islanda raccontata estremamente bene.
La trama gialla ha quell’andamento un po’ western, quasi rocambolesco, a tratti insensato, forse volutamente grottesco, e generalmente irresistibile che abbiamo già sperimentato in Yeruldelgger.
E così capitoli brevi e con titoli divertenti si susseguono, mentre con i protagonisti percorriamo l’Islanda tutto intorno e la tensione intorno alla storia monta sempre più.
I personaggi sono dei gran pasticcioni, in questo libro nessuno si prende sul serio, tranne gli adolescenti, forse, e persino i supercattivi hanno un che di guascone e fanfaronesco, mentre l’ombra di una giovinezza da “figli dei fiori” stende sul presente la sua ombra lunga.
L’unica a nota a margine negativa che mi sento di fare riguarda la traduzione: da francofona praticamente bilingue, ho trovato tante inesattezze rugginose, e mi sarebbe piaciuta una resa linguistica migliore dello stile di Ian Manook.
Il libro è comunque consigliatissimo!
Titolo: Heimaey
Autore: Ian Manook
Traduzione: Maurizio Ferrara
Editore: Fazi
Pagine: 456
Prezzo: € 17,00 cartaceo, € 12,99 ebook
L’ha ripubblicato su l'eta' della innocenza.
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questo mi ispira assai
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