Contro-passato prossimo

CPP

Le attuazioni mi attraggono sempre molto meno che le cose inattuate, e con ciò intendo quelle del futuro ma altresì quelle passate, mancate.
R. Musil, L’uomo senza qualità

In quelli che Manzoni chiamava componimenti misti di storia e d’invenzione, è commovente, anche un po’ comico, il timore reverenziale con cui la Storia è trattata dall’Invenzione.
Guido Morselli, Diario

Perciò la poesia è attività teoretica più elevata della storia: la poesia espone piuttosto una visione del generale, la storia del particolare.
Aristotele, Dell’arte poetica

“Contro-passato prossimo: un’indagine retrospettiva” è il secondo libro di  Guido Morselli pubblicato postumo da Adelphi. È un’opera che può considerarsi un unicum, come del resto io considero tutta la produzione morselliana.
Nemico del determinismo storico, maestro del “What if” già altre volte declinato al futuro (Dissipatio H. G., Roma senza Papa), Morselli questa volta volge il proprio sguardo all’indietro per raccontarci quello che avrebbe potuto, anzi, che avrebbe dovuto accadere nel corso della prima guerra mondiale: tanto è plausibile, infatti, l’indagine retrospettiva di Morselli, che al termine della lettura ci appare strano che possa essere andata diversamente.
L’opera, divisa in sei parti, ben rappresenta l’atipicità letteraria di Morselli: in un’epoca, la sua, in cui le ucronie sono ambientate nella più recente seconda guerra mondiale,  Morselli compie un doppio salto all’indietro e ci porta all’inizio del secolo, dove tutto ebbe inizio; inoltre, in un momento storico ( dai primi anni ’60, gli anni del processo ad Eichmann, e per un decennio) in cui la cifra stilistica per affrontare l’argomento era il romanzo ( si pensi a La svastica sul sole di P. K. Dick, a Madre Notte di Vonnegut o, per restare in Italia ad Asse pigliatutto di Ceva), Morselli ci propone quello che a tutti gli effetti è un saggio.
Le peculiarità di questo libro sono tante, e tra le tante una che mi ha colpito particolarmente è che questo è un libro di guerra, sulla guerra…in cui la guerra non si fa. È una vittoria senza spargimenti di sangue quella degli Imperi Centrali, minime sono le perdite umane, ancor minori le perdite di tempo: la guerra vista come un intralcio da liquidare il prima possibile per raggiungere altri obiettivi. L’incursione che decide le sorti della guerra non è una punitiva Strafe-Expedition, ma una veloce e incruenta Strasse-Expedition, una “spedizione stradale”.
L’ Edelweiss-Expedition (questo il nome, “stella alpina”, che Morselli dà all’operazione militare), che domina la II parte del libro e determina la III e la IV, ovvero i capitoli in cui si descrive la vittoria di Austria-Ungheria e Germania rispettivamente su Italia e Francia, è frutto della preparazione militare e della sagacia tattica di Rommel (qui ribattezzato Edwin), personaggio verso il quale la penna di Morselli trasuda ammirazione: viene quasi impossibile pensare che Morselli non avesse presente il lavoro del vero Rommel, “Guerra senza odio”, fresco di ristampa nel momento della stesura di Contro-passato prossimo, il cui titolo risuona perfettamente nel testo morselliano. Scrive infatti l’autore: “D’altronde, attribuire ai capi militari odii o amori politici, è ingenuo. Chi odiava Cartagine era Catone, non Scipione”.

È un libro brillante CPP, sempre in anticipo sui tempi, costellato da figure straordinarie: Lenin, Rathenau, il kaiser Guglielmo il Loquace. In particolare Lenin è protagonista di un cameo che è un gioiello: se pensate che stia attraversando la Germania a bordo del celebre treno piombato per portare la Rivoluzione in Russia, bè, state sbagliando di grosso.

Rathenau, poi, nella finzione letteraria scampato alla sua esecuzione per mano dei Freikorps nel ’22, è il controcanto politico all’operazione militare di Rommel, ed è colui che avrebbe dovuto dare, nelle intenzioni di Morselli, un impulso decisivo alla nascita di un’Europa unita: invece di una lunga ed umiliante conferenza di pace, che avrebbe solo esacerbato l’animo dei vinti, Morselli teorizza la nascita per mano tedesca della UNOS ( Unione delle nazioni occidentali socialiste, poi divenuta UNOD, Unione delle Nazioni Occidentali Democratiche).

Attraverso il disegno politico di Rathenau, Morselli ci spiega che un tertium datur all’ingerenza  americana in Europa e alla subalternità al socialismo della nascente URSS sarebbe stato possibile.

Chissà se l’allostoria morselliana sarebbe stata migliore della nostra realtà, di certo nel testo Mussolini, disorientato dalla vittoria austriaca, si ritira tra le rotative del suo giornale, e pure Hitler lo vedremo su un treno a parlare col nostro protagonista, Walter Von Allmen, farneticando di germanesimo e superiorità ariana da applicare…alla pittura.
Per dirla con Pascal:”Eh, se il naso di Cleopatra fosse stato più corto”*

Titoli di coda

Come in ogni mio scritto le suggestioni della lettura si legano all’approfondimento di chi, più di me, ha saputo sviscerare il pensiero dell’autore: in questo caso utili e consigliate lettura sono il numero monografico n°37 della rivista Autografo intitolata “Ipotesi su Morselli” e il lavoro di Luigi Weber pubblicato su Academia.edu.

* nota: “Il naso di Cleopatra” è stato anche il primo titolo provvisorio dell’opera.

Ad ogni modo, se il mio vi pare solo lo sproloquio di un devoto morselliano, vi rimando ovviamente alla lettura del libro, ed in particolare all’Intermezzo, la parte più particolare dell’opera: qui Morselli, nei panni del proprio editore, muove a se stesso obiezioni e fa domande alle quali si auto risponde a tono, arrivando infine a dire: “Pensi ai futuri recensori: non avranno che pescare là dentro”.

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