Aspettavo con ansia questo libro, e nell’aprirlo mi aspettavo di trovarci Ian Manook. Forse non proprio Yeruldelgger, sapevo benissimo che eravamo passati dall’immensità della steppa mongola all’impenetrabilità della foresta brasiliana. Ma mi aspettavo Manook: un intreccio poliziesco, mazzate, morti, ritmo investigativo serrato.
Ed invece mi sono trovata tra le mani uno smilzo e densissimo noir. In cui tutto è dato dall’atmosfera, putrida, pesante, della giungla. In cui si svolgono due storie parallele, quella del presente e quella del romanzo scritto da Jacques Haret. L’espediente narrativo del romanzo nel romanzo è abbastanza classico, ma certamente nuovo per questo autore e direi, ben riuscito. Ancora una volta voglio complimentarmi con Fazi Editore per la copertina bellissima di questa collana #Darkside (che si allinea inesorabile sul mio scaffale).
Il libro è tutto costruito sull’ambientazione, sull’uso sapiente della lingua (ottimamente tradotta) e sulla conoscenze di Manook per il Brasile. Come sempre, ed in questo lo riconosco appieno, abbiamo uno sguardo da vero uomo di mondo, completamente scevro da ogni pesantezza eurocentrica, e molto vivido nel notare le caratteristiche culturali di un popolo.
E quindi, cercavo Manook, e ci ho trovato Patrick Manoukian, l’uomo che non si lascia etichettare né acciuffare e che vive e scrive come ritiene. E mi è piaciuto molto.
Titolo: Mato Grosso
Autore: Ian Manook
Editore: Fazi
Pagine: 288
Lo sto leggendo adesso! E sto piano piano superando lo shock del cambio di registro narrativo
"Mi piace"Piace a 1 persona
Ci vuole un po’ in effetti, difficile credere che sia sempre Patrick!
"Mi piace""Mi piace"
L’ha ripubblicato su l'eta' della innocenza.
"Mi piace""Mi piace"