Una vita da libraio

No i Best-seller mai! io non li leggo per principio!

Ma che goduria cambiare idea! è la forma è più alta di libertà e di anarchia prima di tutto verso se stessi!

Ammetto di essere stata molto affascinata da questa idea tutta britannica di creare dei paesi del libro. Qui in Italia i paesi a rischio di spopolamento si riempiono di sagre mangerecce in cui orde di turisti affamati si accalcano per un piatto di qualunquecosasispaccipertipocolocale. I britannici invece si sono inventati paesi pieni di librerie di libri usati e festival letterari che attirano migliaia di visitatori in aree solitamente non battute dai percorsi turistici tradizionali. Perché, capiamoci, non è che io disprezzi il mangiar tipico e bene, le danze folkloristiche e il vinello sincero che scorre a fiumi, ma mi viene in mente che forse questo pubblico è più sguaiato e qualunquista di chi frequenta i festival letterari… o forse no…

ecco…

…proprio no, a leggere Shaun Bythell.

Shaun è un libraio scozzese  tra gli animatori principali Book Festival di Wigtown ridente paesino del Galloway, fino a circa 20 anni fa misconosciuto e ora noto a quanti sognano un mondo fatto di libri invece che di squallido, prosaico, inquinante cemento. Shaun racconta il suo mestiere di libraio nella forma del diario scritto in prima persona. Lo seguiamo nell’esplorazione delle biblioteche private, nel peregrinare per la campagna in antiche case semi-abbandonate, alla scoperta di tesori per bibliofili. Ma Shaun non si limita a questo. No, lui snocciola il rosario degli ideal-tipo di clienti che passano per il suo negozio. E qui che arriva il bello. L’ironia di Shaun Bythell è al limite del cinismo ma non scontata. In lui la spocchia si sposa con la consapevolezza che al mondo di stupidità ce n’è tanta e che questa, spietatamente, tende ad emergere proprio quando ci si sforza di apparire colti, intelligenti, interessanti.

Io ho riso tanto leggendolo. C’è il brano in cui Shaun infierisce contro uno dei più osannati scrittori contemporanei (Coelho) o quando racconta di aver preso a fucilate il kindle comprato su ebay a 10 sterline e di averne appeso i resti in libreria come Memento. Poi le richieste assurde dei clienti e la meravigliosa teoria di personaggi strampalati che gira intorno al suo Bookshop: la sua assistente Nicky e le altre aiutanti  che si avvicendano nel festival, l’uomo più tatuato di Scozia che vende bastoni in cambio di libri, scrittori famosi ed editori strampalati. Shaun non è cinico nei confronti dei bibliofili veri, però. Lui annusa e riconosce il vero lettore. Anche se non compra. O si commuove davanti a bambini immersi in lettura nelle poltrone del suo angolo di paradiso.

Il libro è anche uno scrigno di consigli di lettura, una fonte di aneddoti su scrittori e testi. Una vera manna dal cielo per chi come me ha la lettura come hobby e come molto altro. Ho segnato diversi libri che voglio recuperare. Non è trascurabile neanche l’immagine che l’autore dà del contesto dell’editoria britannica, da chi è gestito e come funziona un festival che da piccolo piccolo è diventato grande grande!

E fin qui lettura piacevole. Attenzione però, il libro non è solo questo. Una Vita da Libraio è anche il racconto delle difficoltà del mercato editoriale di prima e seconda mano, della lotta per la sopravvivenza di piccoli editori, scrittori, librerie indipendenti.  È una critica esplicita ad Amazon e Abebooks senza cui lo stesso Shaun non potrebbe andare avanti. Io credo che questo libro apparentemente semplice sia invece una importante fonte di riflessione per noi lettori compulsivi. L’editoria è un mondo complesso che l’omologazione sta portando a forti limitazioni, contrazioni che potrebbero minacciarne l’esistenza fino all’estinzione. Dovremmo fare attenzione quando compriamo un libro, dove lo compriamo. Io stessa ho riflettuto sull’uso del e-reader e sui colossi della distribuzione mondiale. C’è chi non lo considera un danno. Chi invece un’opportunità, ma il rischio denunciato da Shaun è reale.
Soprattutto c’è il rischio di una banalizzazione del prodotto culturale. Questa, in effetti, è una mia riflessione. La facilità con cui abbiamo a disposizione migliaia di prodotti culturali (letteratura, musica, cinema, in primis) rischia tanto una diffusione dei prodotti stessi che una loro inflazione dovuta all’offerta più che alla domanda. E questo è dimostrato dal fatto nonostante la fruibilità elevata dei libri attraverso e-book e-reader il numero dei lettori non è in aumento. Anzi, quasi è in contrazione limitando la scelta sempre più alle novità editoriali.

Certo la facilità del reperire testi online anche datati o rari svantaggia il piccolo libraio o l’antiquario ma è anche vero che i lettori compulsivi e gli amatori che conoscono continuano a pensare alle librerie come luoghi meravigliosi e imprescindibili in cui andare ad acquistare bellezza. Io credo che questo garantirà seppur con fatica la sopravvivenza della specie “Bythell”.  È comunque necessaria una maggiore consapevolezza di noi lettori, e quando dico lettori, intendo LETTORI (sì, forse pecco di presunzione, ma concedetemelo) e pensare seriamente alle scelte che facciamo.

Consigliato: lettura leggera ma non banale. Per bibliofili e lettori compulsivi, una vera libidine

Sconsigliato: se non vi piace il diario, potrebbe risultare ripetitivo

 

Titolo: Una vita da Libraio (Diary of a Bokkseller)
Editore: Einaudi – Stile Libero
Autore: Shaun Bythell
Traduzione: C. Palmieri
Lunghezza stampa: 378pp
Prezzo di copertina: 19€

 

 

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7 risposte a "Una vita da libraio"

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  1. Proprio oggi ho iniziato a leggerlo, attratta, come sempre, da libri che parlano di libri. Al momento sono a poche pagine dall’inizio ma mi sembra molto interessante e ben studiato.

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  2. meraviglioso. Tatiana Larina ti sarò per sempre grata di avermi incuriosita. Oggi, finito il libro, ho passato un’ora sulla sua pagina FB. Però…. ahimè l’ho letto sul Kindle

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