Di sicuro questa Nižnij Novgorod non mi ha accolta benissimo. Perlomeno non mi ha attaccata con la neve – che ha invece invaso Mosca. Sono qualcosa come 4 gradi, ma il vento è fortissimo e ne sento 0, meno di 0, nullo, meno di nullo. Chi lo andava a pensare che qui invece di maggio fosse febbraio.
Siamo andati a dormire a casa di Bogdan. Bogdan dice Daria che è bello. Io non ci avevo fatto caso finché non me l’ha detto. È alto magrissimo completamente tatuato dal collo ai piedi, anche se non glieli ho visti i piedi, nemmeno le gambe la pancia il petto, solo le braccia, ma Daria e gli altri mi assicurano che è completamente tatuato. Pravda. I suoi capelli sono lunghi fino alle spalle e lisci, se li porta continuamente davanti agli occhi e poi li ricaccia indietro in un unico timidissimo movimento. Per averli così lisci usa un balsamo ricavato dalla betulla – non che abbia condiviso con me i suoi segreti di bellezza, ma ho usato il suo balsamo stamattina e “betulla” è una delle poche parole che ricordo grazie a Esenin. Esenin nel bagno di Bogdan, uno a volte non ci sta a riflettere su come ha imparato certe parole, e invece ecco. Senza smettere di parlare di Bogdan, Bogdan ha un gatto egiziano, quello senza pelo, di nome Archibald. Ma questo è tutto del gatto. Penso mi abbia rubato le mutande ma non ho nessuna prova quindi non posso accusarlo, la mia è una calunnia. Bogdan vive in uno di quei dormitori russi, quelli di cui parlano persone come Brodskij, non so se avete presente. Stretti stipati in pochi metri di pensiero, scarafaggi, gatti, uccelli dai colori strani, fango tutt’intorno dove affondano le scarpe, specialmente se bianche come le mie. Quando mi sono ritrovata a dormire su questo divano durissimo coi piccioni alla finestra che beccavano per entrare, mi sono detta: anche un sacco di persone che hai letto, se ben ricordi, piglia a Dostoevskij.
E sempre parlando di Dostoevskij mi viene un moto di non so che, forse riconoscenza, o nostalgia – ultimamente non riesco a dividerle, quando mi danno due zollette di zucchero vicino al té e mi ricordo di quanto costavano ai tempi di Dostoevskij, quelle zollette di zucchero, di quanto fossero rare e necessarie, come se lo avessi vissuto.
Ieri per i russi era la festa della Vittoria. Il nostro 25 aprile per intenderci, solo che la nostra è stata una Liberazione, e pare non ci piaccia ricordarla, per loro invece è stata una vittoria e la festeggiano ogni anno come fosse Natale. Alcuni portano al petto dei nastri neri e arancioni che vendono per strada quelli che in altri giorni vendono calzini, altri indossano quei cappellini che ricordano le vagine e infatti i miei amici qui dicono che si mettono le vagine in testa. Li invidio comunque perché sembra abbiano un forte senso della memoria, portano fiori sulle tombe e sui luoghi simbolo, fanno parate, si abbracciano. Sono meno distratti.
Esenin morì il 28 dicembre 1925 all’età di trent’anni appeso a un tubo con una cinghia attorno al collo. È molto probabile si sia ucciso, ma non si può dare nulla per scontato in Unione Sovietica. Esenin poeta-contadino, Esenin-poeta teppista, ogni ciclo di poesie ha una sua etichetta che si attribuiva e di cui si impossessava senza le proteste di alcuno. In questa edizione sono riportate tra le sue poesie più celebri, piene di nostalgia per un mondo rurale perduto e disprezzo per il nuovo che avanza, fino all’ultima, scritta il 27 dicembre 1927, e che compare sulla copertina: “Do svidanija, moj drug, do svidanija” (“Arrivederci, amico mio, arrivederci), un congedo rassegnato per chi “morire non è una grande novità,/ma non lo è nemmeno vivere”. Majakovskij gli scriverà, dopo la morte: ” In questa vita/morire/non è arduo./Vivere/è assai più complicato”. L’uomo nero alla fine è arrivato.
“L’uomo nero
Scorre il dito su un libro schifoso
E, con canto nasale sopra di me,
Come un monaco su un morto,
Mi legge la vita
Di un certo mascalzone e furfante,
Cacciando nell’anima angoscia e paura.
L’uomo nero
Nero, nero…”
Titolo: Poesie
Autore: Sergej Aleksandrovic Esenin
Editore: La vita felice
Traduzione: C. Ferrari
Pagine: 192
Anno: 2005
ISBN/EAN: 978 8886314329
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