Camilleri ha scritto moltissimi Montalbano. Alcuni sono ottimi, altri sono decisamente mediocri, tutti comunque si lasciano leggere perché il commissario Montalbano è ormai diventato uno di noi, fa parte del costume nazionale, anzi lui e Vigata sono ormai reali, reali quanto la provincia siciliana, quanto la lingua che Camilleri ha così sapientemente inventato.
Con questo ultima sua fatica, però, il buon Andrea Camilleri fa un passo in più e ci consente di leggere un Montalbano squisitamente politico.
«Prifirisci non compromittiriti? Allura mi compromitto io. Io penso che doppo il granni sogno di ’st’Europa unita, avemo fatto tutto il possibili e l’impossibili per distruggirinni le fondamenta stisse. Avemo mannato a catafottirisi la storia, la politica, l’economia ’n comuni. L’unica cosa che forsi restava ’ntatta era l’idea di paci. Pirchì doppo avirinni ammazzati per secoli l’uni con l’autri non nni potivamo cchiù. Ma ora ce lo semu scordati, epperciò stamo attrovanno la bella scusa di ’sti migranti per rimittiri vecchi e novi confini coi fili spinati. Dicino che tra ’sti migranti s’ammucciano i terroristi ’nveci di diri che ’sti povirazzi scappano propio dai terroristi».
Come ogni scrittore degno del proprio tempo, toglie la testa da sotto la sabbia e guarda dritto in faccia quello che comunemente in Italia viene definito il “problema degli sbarchi”. Quello che dai leghisti e razzisti è un problema di “clandestini”. Quello che per i qualunquisti fallaciani è un problema di scontro di civiltà e di “terrorismo”. Quello che per gli storici futuri sarà una delle più grandi catastrofi umanitarie del nostro tempo. E quello che per chiunque abbia un cuore, uno stomaco, una mente, è un problema di persone. Ed è così che ce lo presenta, è così che lo leggiamo in questo libro ed è per questo che a Camilleri va il mio ringraziamento, da convinta #noBorders.
E subito lo pigliò un pinsero: quante, tra ’sti poviri miserabili, erano pirsone capaci di arricchiri il munno con la loro arti? quanti tra i tanti cataferi che oramà erano nell’invisibili cimitero marino sarebbiro stati capaci di scriviri ’na poesia le cui parole avrebbiro consolato, ralligrato, inchiuto il cori di chi stava a liggirla? Ma, macari, a parte ’sta considerazioni, quanto altruismo, quanta ginerosità dell’omo verso l’omo annava pirduta in quella tragedia che s’arripitiva ogni notti?
La storia si snoda in modo piuttosto classico, l’intrigo include anche una donna, e tutti i personaggi sono in forma.
Una chicca assoluta è il fatto che Montalbano si dedichi alla lettura delle avventure di Rocco Schiavone…e chissà che Manzini non colga il suggerimento e faccia leggere anche a Schiavone del collega siciliano.
Passò ’na sirata tranquilla. Arriniscì macari a liggirisi qualichi bella pagina di un romanzo che aviva come protagonista a un viciquestori romano mannato tra le nivi d’Aosta. Il solo pinsero d’attrovarisi al posto di quel collega gli fici veniri un bripito di friddo lungo la schina.
Ma Schiavone legge? Ok non divaghiamo. Vi consiglio questo libro per passare un paio d’ore di svago e anche per ricordare come ragionano quelli che “restano umani”.
Titolo: L’altro capo del filo
Autore: Andrea Camilleri
Editore: Sellerio
Pagine: 320
Con questo libro si può partecipare alla #readingchallenge2016 per la categoria #libronew2016 e #libroautoreamato