Mi capita spesso, durante le mie incursioni nell’universo internet in cerca di nuovi libri, di imbattermi in titoli o autori a me sconosciuti ma che si rivelano essere delle gradite sorprese. Anche questa volta è andata così, oserei dire contro tutte le aspettative. Al titolo un po’ banale come “Una famiglia quasi perfetta” (il titolo originale è “The Daughter”, un po’ banalotto anche lì) l’autrice Jane Shemilt è riuscita ad attaccarci un romanzo gradevole, in cui tutte le certezze e le verità costruite in una vita matrimoniale tra un medico generico, la protagonista della storia, un neurochirurgo di successo, il marito di lei, ed i tre figli di cui due gemelli, verranno distrutte irrimediabilmente.
Il fatto scatenante di questo romanzo, quello che darà il via a tutto quello che seguirà, è la scomparsa della figlia Naomi, alla conclusione di uno spettacolo teatrale che la vedeva protagonista. Tutto il romanzo ruota intorno a questo, in un gioco di “butterfly flashback” (quella tecnica narrativa che divide la narrazione stessa in due parti temporali, un passato che si avvicina sempre più al presente, il quale a sua volta avanza, alternandosi nei vari capitoli), la nostra protagonista dovrà affrontare una crisi che sgretolerà la sua famiglia e tutto quello sul quale aveva costruito la propria esistenza.
Verranno fuori tutti i segreti di Naomi, e di tutto il resto della famiglia. Pure il marito non verrà risparmiato da questo ciclone che stravolgerà tutto modificandolo per sempre. In tutto questo la protagonista, completamente stravolta dallo shock e dal dolore, si ritirerà in un cottage a nord dell’Inghilterra, dove avrà tempo per pensare, elaborare strategie, sublimare il dolore della perdita con l’unica attività in grado di rasserenarla e di donarle un po’ di lucidità: dipingere.
A grandi linee è questo che succede in questo romanzo che ho definito “britannico” quando ho letto l’ultima pagina. E’ tutto così “britannico”, a partire dalle ambientazioni della classica brughiera inglese grigia e piovigginosa, per poi sfociare nel comportamento dei personaggi del romanzo. Ho provato a pensare a come mi sarei comportato io se fossi nei panni dei protagonisti e probabilmente avrei commesso almeno tre omicidi prima della fine della prima parte. Invece tutto rimane ovattato, notizie che avrebbero annichilito chiunque vengono gestite dai protagonisti con una calma quasi serafica. Evidentemente noi mediterranei non siamo abituati a reagire a queste situazioni nello stesso modo.
È per quello che a tratti il romanzo diventa poco credibile, forse per questa differenza culturale tra l’atteggiamento britannico di chi scrive e l’atteggiamento mediterraneo di chi legge. Ma alla fine, col senno di poi, si capisce che tutto ha un senso, tutto fila. E la storia, in fondo, regge. Quindi aspettatevi le atmosfere rarefatte ma credibili ed al tempo stesso non aspettatevi i grandi drammi pieni di reazioni sanguigne ed a tratti eccessive. Aspettatevi una storia drammatica ma molto pacata e moderata. Da leggere davanti a un caminetto scoppiettante, un cane che sonnecchia ai vostri piedi e magari un Earl Grey con un po’ di latte.
Contraddizioni a parte, la storia si dipana sapientemente. Lascia trapelare i dettagli con maestria, cercando di fuorviare il lettore con indizi apparentemente vitali per la storia ma che poi sfociano in niente, fornendone altri apparentemente marginali ma che invece indirizzano i protagonisti verso la strada giusta, analizzando ed elaborando i rapporti familiari e sentimentali ad uso e consumo della storia. Giocando con i sentimenti dei protagonisti fino ad ottenere quella miscela di tensione / dramma / sentimento che tiene insieme il tutto. Non aspettatevi quei romanzi tutti azione e dialoghi serrati ma alla fine, quando arriverete all’ultima pagina e quel pick-up verde verrà acceso e partirà, rimarrete soddisfatti, ne sono certo.
Titolo: Una famiglia quasi perfetta
Autrice: Jane Shemilt
Editore: Newton Compton
Traduttore: Di Falco D.
Pag: 330
Prezzo: €9,90
Seguo il tuo consiglio e lo comincio 😉
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