Il dottor Živago

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Il bello di recensire un grande classico come Il dottor Živago di Boris Pasternak  è non doversi preoccupare degli spoiler perché tutti sanno già come va a finire. Se non altro per aver visto il film con Omar Sharif e la strepitosa Julie Christie che si aggiudicò ben 5 Golden Globe e 5 Oscar. Nel film Živago muore, lo sapete tutti, di infarto mentre gli sembra di scorgere Lara dal finestrino del tram sul quale viaggiava.

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La prima edizione del dottor Zivago, 1957

Anche nel libro Živago muore, ma non è Lara quella che vede dal finestrino, Lara che morirà poco dopo o scomparirà “chissà dove, numero senza nome”. Il dottor Živago è incentrato sulla vita di Jurij Andrejevič Živago. Pagina dopo pagina i destini di numerosi personaggi si intrecciano a quello del protagonista connettendo fra loro storie apparentemente distanti. Il romanzo si apre con la cupa scena di Živago bambino ai funerali della madre, e si conclude con i funerali di Živago stesso, forse meno cupi di quelli materni ma più strazianti, e con un breve epilogo che narra i fatti successivi alla sua morte. Chiude il libro una raccolta di poesie del protagonista. Živago muore senza essere nemmeno arrivato a 40 anni. Nella sua vita, considerata oltremodo breve per i canoni contemporanei, gli succede di tutto, ma la sua esistenza rimane scandita dall’amore. Ama Tonja e ama Lara allo stesso tempo, anche se di due amori completamente diversi, e le perde entrambe per sempre e dolorosamente a causa della guerra. Il destino, la sua ineluttabilità e la forza cieca degli eventi storici sono il motore del romanzo, e separeranno il protagonista da tutto cioè che gli è caro. Alla fine lo estranieranno anche da sé stesso. Il mondo borghese di Živago, il giovane medico e intellettuale moscovita, viene travolto dalla rivoluzione e dalla guerra civile che come un fiume in piena sconvolgono la Russia, forza irrefrenabile che trascina vorticosamente con sé gli uomini e inghiotte vite e destini. Il romanzo dura quanto la vita del protagonista, ma la dimensione temporale si dilata e si restringe, e sembra procedere a singhiozzo come per inseguire il tempo interiore di Živago. Lunghi capitoli sono dedicati ad eventi che si svolgono in un tempo relativamente breve, come il viaggio in treno che da Mosca porta lui e Tonja a Jurjatin. Questo viaggio è però fondamentale nella vita di Živago come nell’intreccio narrativo. Molti dei personaggi che popolano il romanzo sono in vario modo connessi a questo lungo viaggio. I lunghi anni del suo ritorno definitivo a Mosca, al contrario, sono racchiusi in una manciata di frasi. Poco rilevanti come le persone che sono ora accanto a Jurij Andrejevič. Nel corso della sua vita Živago ha cinque figli da tre donne diverse, Tonja, Lara e Marina. Di questi cinque due non li incontrerà mai, e di una non sospetterà nemmeno l’esistenza. Tonja, Lara e Marina battono il tempo del romanzo.

Lara e Živago incrociano brevemente i loro sguardi le proprie vite per la prima volta a Mosca. In seguito entrambi abbandoneranno la città per ritrovarsi casualmente a Meljuzeev.

La cittadina non era grande. Da qualsiasi punto, a ogni curva, si spalancavano davanti la tetra steppa, l’oscuro cielo, la vastità della guerra, la vastità della rivoluzione.

Jurij Andrejevič ritorna a Mosca e la abbandona di nuovo, a malincuore, stavolta con Tonja e la sua famiglia. La destinazione è Jurjatin, città natale di Lara, dove la famiglia di Tonja ha una proprietà a Varykino che servirà da rifugio per la famiglia in attesa di tempi migliori. A Jurjatin Lara e  Živago si ritrovano nuovamente nella sala della biblioteca, questa volta consapevoli della loro reciproca attrazione. La guerra civile imperversa. Živago viene rapito dai partigiani rossi perché medico e portato al fronte. Dopo circa due anni in prima linea riesce a fuggire e torna a Jurjatin dove ritrova Lara. Nel frattempo Tonja è stata costretta a fuggire per salvarsi la vita. Tonja e Živago non si incontreranno mai più. Lara e Živago lasciano Jurjatin per trovare rifugio nella sperduta Varykino, dove vivono brevi e felici giorni durante i quali Živago si dedica febbrilmente alla scrittura. Il destino incombe ancora e anche Lara e  Jurij Andrejevič sono costretti a separarsi. Per sempre. Živago ritorna a Mosca a piedi dalla Siberia sulle tracce di Tonja, oramai in esilio a Parigi. A Mosca sopravvive fra gli stenti. Incontra una donna modesta e fedele, Marina, che diventa la sua compagna. Riprende a scrivere opere che avranno un grande successo, di cui non è però consapevole. Il destino continua ad essergli avverso. Jurij Andrejevič perde sempre più sé stesso. La vita gli dà un’ultima occasione di riscatto quando incontra fortuitamente il ricco e potente fratellastro, ma proprio quando sembra che le cose inizino ad andare finalmente per meglio, gli stenti e le fatiche pregresse che hanno lacerano la sua salute fanno cedere suo cuore. Živago muore di infarto, e non fa in tempo a rivedere Lara, che è tornata a Mosca e si imbatte nella sua veglia funebre vagando per le strade del loro vecchio quartiere.

Più di Mosca, la tajga euroasiatica e i suoi paesaggi infiniti, dove l’aspro e interminabile inverno russo domina la scena e scandisce il tempo, è la principale scenografia del romanzo.

Faceva il tempo peggiore che si potesse immaginare. Un aspro vento impetuoso trascinava rasoterra laceri lembi di nuvole, neri come fiocchi di fuliggine. D’un tratto cominciò a cadere la neve, con la febbrile fretta di una sorta di bianca follia.

Anche gli stati d’animo dei personaggi si materializzano davanti ai nostri occhi. La parola si fa immagine.

Non lui, ma qualcosa di più universale singhiozzava e piangeva nel suo intimo, con parole tenere e luminose che scintillavano nel buio come fosforo.

Il romanzo di Boris Pasternak fu pubblicato in Italia in anteprima mondiale nel 1957 in seguito alla segnalazione di Pietro Zveteremich, che convinse Feltrinelli della validità dell’opera con una nota chiusa dalla celebre frase “Non pubblicarlo costituisce delitto contro la cultura”. Dietro alle travagliate vicende editoriali e all’assegnazione del premio Nobel per la letteratura nel 1958, a cui Pasternak fu costretto a rinunciare, si intravede la politica dell’unione sovietica e la censura di regime. Per comprendere appieno il valore del romanzo e la posizione intellettuale di Pasternak vale la pena di conoscere anche la storia editoriale del dottor Živago. Qui e qui trovate alcune interessanti informazioni in merito.

Non può mancare in chiusura di post lo splendido Tema di Lara che mi piace ascoltare guardando una foto dell’epoca che ritrae Perm, città che nella finzione letteraria diventa Jurjatin. La seconda foto ritrae dei soldati che combatterono durante la guerra civile che fa da sfondo storico al romanzo, alcuni poco più che bambini.

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Jurjatin è in realtà Perm, cittadina della Siberia occidentale, ritratta in questa cartolina del 1910
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Soldati russi anti-bolscevichi dell’esercito siberiano, 1919

Ho scelto questo libro per la categoria #libroTransiberiano della Reading Challenge 2016

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14 risposte a "Il dottor Živago"

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    1. grazie mille per aver letto la recensione e per la segnalazione! Penso che lo comprerò dato che oramai mi sono appassionata al tema 🙂

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  1. Credo di essere una delle pochissime donne della mia generazione (fine anni 50…) a non avere visto il film Dottor Zivago. Perché frequentavo centri sociali occupati nella Bologna anni 70, perché i miei genitori a volte la sera mettevano Lara’s Theme sullo stereo e poi ballavano, perché Omar Sharif mi sembrava un pesce lesso, perché lo ritenevo una melassa sdolcinata e di destra (erano anni così…). L’unica scena che conosco è quella che ha inserito Nanni Moretti in un suo film, quella della morte di Jura mentre vede Lara (che nel libro, come ho scoperto con deliziata sorpresa, non esiste.) . Ho letto questa estate il libro perché, entusiasta del vostro blog e della vostra reading challenge, ho deciso di affrontare un classico impossibile, un libro russo, un libro da film, ecc ecc.
    Libro grandioso, potente, mi sono piaciuti soprattutto le elissi temporali, la descrizione dell’inverno russo naturalmente, e Lara che legge in biblioteca

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      1. Lo ha letto il libro? E cosa Le è sembrato? Non ha avuto l’impressione di avere perso tanto tempo per non averlo letto prima?. Francesco Cerrito

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  2. questa confusione tanto russa , il grande pasticcio della rivoluzione Mi sono piaciute tantissimo alcune pagine dedicate a un personaggio secondario, poco più di una comparsa, la negoziante Galuzin, che torna a casa dal monastero e pensa amaramente alla sua vita passata. Indimenticabili

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