Addio a Lars Gustafsson

Gustafsson_LarsSe n’è andato Lars Gustafsson. Uno scrittore unico nella sua visione della vita, nella sua poetica nella sua scrittura scarna eppur profonda.

Negli ultimi tempi ne sono mancati tanti. Abbiamo riflettuto, noi russi, se scrivere qualcosa su Eco, ma non ci siamo sentiti all’altezza e a caldo eravamo tutti troppo commossi. E’ scomparso Imre Kertesz solo qualche giorno fa, a mio avviso la voce più bella sull’olocausto insieme a Primo Levi. Ma di Gustaffson voglio parlare. Forse perché meno conosciuto, forse perché … ho un’ora da poter ritagliare.

E allora a “Il pomeriggio di un Piastrellista” mi ispiro per salutarlo. Sull’unità dello spazio e del tempo nella tragedia della vita, ovvero  un romanzo breve che racconta il pomeriggio di un piastrellista appunto. Lontano dall’epica della letteratura nordica classica, eppure così eroico questo personaggio che sopravvive. La banalità della quotidianità che non è necessario abbellire con il flusso di coscienza filosofico e forse proprio per questo filosofico lo diventa davvero. Nel profondo si svela la quotidianeità.  Le parole scarne raccontano di un manovale che lavora in nero e nella precarietà del suo lavoro riversa tutta la precarietà di un’esistenza. Il libro breve è pieno di passi da citare, di frasi che sono veri aforismi e che restano piene anche se decontestualizzate.

Gustafsson è uno scrittore completo, a 360° spazia dalla poesia alla saggistica passando per romanzi e racconti, senza deludere mai. E’ un fisolosofo delle piccole cose apprentemente senza peso ma che invece determinano e condizionanao la vita di ognuno

Ho letto, divorato, questo libro. Tracannato tutto d’un fiato, all’inizio perplessa perché non c’era nulla, non succedeva nulla di eclatante o che almeno valesse la pena di essere scritto. E invece è proprio così che va la vita. Scorre ogni giorno, ogni giorno piccoli passi e scelte che ci conducono verso direzioni che non avremmo pensato di prendere. Errori che si accumulano, sbagli che segnano ma che alla fine determinano la nostra vita. In fondo noi siamo gli artefici del nostro destino, nel bene e nel male, con l’azione o l’ignavia. E non importa dove si arriva, Gustaffson ci dice che l’importante è capire cosa vediamo e chi incontriamo mentre viaggiamo.

Nella sensazione di estraneità e straniamento della quotidianità, andare avanti è comunque una scelta

Ogni cosa era mondo, e nulla in quel mondo gli apparteneva

Talvolta aveva la sensazione di essere rimasto tutta la vita ad aspettare di essere lasciato entrare in una stanza più calda. una stanza che non aveva mai realmente voluto aprirsi per lui

E quando queste scelte sembrano sfuggire di mano, quando il destino prende il sopravvento, arriva l’attimo di pace che vale una vita intera. Un momento di poesia che appartiene solo a noi perché per ognuno di noi è scritta

E’ comunque una gran cosa, riuscire a fare un po’ di ordine, nella vita. Anche se si sa benissimo che un bel giorno arriverà qualcuno che demolirà tutto per sostiuirlo con qualcos’altro, C’è un unico attimo bello, ed è quando si vede come tutto si accorda, quasi da sé

Questa lettura mi ha consolata, dopo avermi sbattuta di fronte alla disperazione della vita senza prospettive

Lars Gustafsson era uno scrittore, non solo, ma anche un umanista, un uomo colto, un intellettuale.

Uno di quelli che studiava, prima di esprimersi. Leggeva prima di scrivere.

Uno di quelli di cui da oggi sentiremo la mancanza. E’ stata una scoperta come tanti autori scandinavi e nordici, portatori di una bellezza lontana e in tinte non cupe ma sicuramente non brillanti, color seppia come scrive  Claudio Magris.

Il Nord è ricco di scrittori incredibili che vanno oltre i gialli più o meno da strapazzo di cui ora sono piene gli scaffali delle librerie.

Questo Nord scandinavo regala una visione delle cose, del mondo pacata eppure imprescindibile.

Gustafsson era un uomo del Nord. Mi mancherà e mancherà all’arte e alla letteratura

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