Helen è Mabel, noi siamo Helen
“Le vite che immaginiamo ci abitano tanto quanto quelle che viviamo, e a volte ci coglie la consapevolezza di tutte quelle che abbiamo perduto.”
Cinque stelline sentitissime per questo libro che non è un autobiografia e nemmeno un saggio, ma una storia, una storia raccontata bene, che parla di perdita, di dolore, ma anche di amore e di morte.
Helen MacDonald ci porta a ritroso nell’immaginario dell’arcadia perduta, fruga negli archetipi della vecchia Britannia, scuote le radici dell’Europa, scomoda mitologie e storia. Ma lo fa con uno stile liquido, fulgente di belle parole, eppure incredibilmente leggero dato il tema, Uno stile che a me (e non solo a me) ha ricordato Antonia Byatt (per cui nutro una sconfinata ammirazione).
“L’astore è il fuoco che guarisce le mie ferite. In lei non possono esserci né rimorso né lutto, né passato né futuro. Vive soltanto nel presente, e questo è il mio rifugio. La mia fuga dalla morte abita nelle sue ali barrate e battenti. Ma che la morte sia un enigma in cui l’astore è invischiata quanto me, questo l’avevo dimenticato.”
Il libro è anche la storia di una donna, e di un falco (femmina).
Una donna che ha voglia di selvatico e di natura selvaggia, una donna che è stata una bambina (che anche io sono stata un pochino).. una donna che alla fine ritrova l’abbraccio degli umani.
Titolo: Io e Mabel
Autore: Helen MacDonald
Editore: Einaudi
Pagine: 298
Con questo libro partecipo alla #ReadingChallenge2016 di Parla Della Russia per il #LibroCopertina (ma il libro è appena uscito quindi candidabile come #libronew)
bello, bello, scrittura straordinaria, ma m’ha ammorbato il cartone della spada nella roccia per sempre…
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La copertina originale mi piace di più. Mi pare che renda pienamente l’atmosfera del libro, che rimanda continuamente alla storia della falconeria.
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Infatti troppo peccato che l’abbiano cambiata!
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L’ha ribloggato su LibriPensierie ha commentato:
Un libro recente, dalla penna di Zaidenoll
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lo leggerò
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Ho un’amica falconiera (!) che me l’ha consigliato. Una riflessione sulla natura che c’è in noi,e contemporaneamente una riflessione sul lutto, Perché la nostra umanità imperfetta ci fa paura, con la nostra incapacità di accettare la morte ? Superare un lutto abbandonando la nostra umanità per diventare astore, Pensando e vedendo come un astore. Sfiorando la sua libertà e la morte per una ragione di vita. Per poi tornare umani
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E’ un libro stupendo, anche dopo anni, non si dimentica
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