Lui è tornato

4527281_0Non un romanzo epocale, ma di sicuro irriverente e coraggioso con una buona dose di ironia, spesso a grana grossa, ma in un modo che funziona molto bene.
Siamo intorno al 2010, giorni nostri, e in un parco di Berlino si risveglia improvvisamente Adolf Hitler.
Non si sa come o perché, semplicemente è lì, i suoi ultimi ricordi risalgono ai giorni del bunker e si ritrova in un mondo che non conosce, incuriosito più che intimorito.
Da qui in poi parte un viaggio surreale di un personaggio del tutto fuori posto che analizza ogni frammento della “nostra” vita quotidiana dall’alto della sua mente analitica in un modo talmente ironico che sembrerebbe quasi comico, se non conoscessimo già i fondamenti di quelle bizzarrie, le stesse che erano alla base della follia degli anni trenta e quaranta.
Ma il mondo di oggi non emargina il novello Hitler, lo prende prima come comico, poi come opinionista, poi come “personaggio” in una scalata sociale che sembra impossibile ma che in effetti è fin troppo credibile e lascia scorrere più di un brivido lungo la schiena. La società odierna appare schifata solo in apparenza dai deliri fuori tempo massimo del protagonista, una disapprovazione dovuta più che altro alla patina di politicamente corretto che sarebbe sconveniente rimuovere, ma che spesso nasconde una gran voglia di dare corda a quell’uomo che promette senza un briciolo di esitazione il ritorno di una Grande Germania, nasconde l’ammirazione per l’imbonitore che non ha remore a mandare al diavolo la stampa o la politica di turno, nasconde il desiderio di acclamare quell’ometto che spazzerà via l’incertezza dovuta ai partiti che litigano per questioni che ai più appaiono marginali, per poi instaurare una rassicurante dittatura. La cosa che più spaventa di tutto il romanzo è riconoscere persone che vorrebbero davvero un uomo del genere.
Tutto è narrato in prima persona, dal punto di vista del redivivo Hitler, che commenta ogni cosa che vede con un misto di ingenuità infantile, di spietata analisi tattica e di disapprovazione grottesca; il protagonista non è mai spiazzato di fronte a una realtà che non gli appartiene, piuttosto sembra il resto del mondo a non essere preparato a lui, tant’è che lo subisce praticamente senza colpo ferire.
Il finale è prevedibile, il modo in cui ci si arriva anche, ma l’ironia con cui il tutto viene descritto è a vari livelli: c’è quella più grossolana in cui l’autore si prende in giro da solo scrivendo le deliranti riflessioni del fuherer e c’è un sottotesto molto più affilato nel descrivere le reazioni delle persone che vi si trovano a contatto.
Buona lettura, non eccessivamente impegnativa e molto veloce, ma decisamente meritevole.

2 risposte a "Lui è tornato"

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  1. Mi associo a speranza che elogia la copertina ed a Tyreal per la fredda e lucida analisi. Dopo i commenti entusiastici di alcuni mi aspettavo un romanzo brillante, a tratti comico. Ed anche se sono a poco meno di metà romanzo, più di un brivido è corso lungo la schiena. Leggerlo su un treno svizzero circondato da tedeschi che, vista la copertina, facevano “ok” col pollice mi ha spiazzato. Bravo tyreal!

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