L’estate infinita

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Non ho letto Storia della Mia Gente. E quando ho aperto L’estate infinita non sapevo nemmeno di cosa parlasse. Non sapevo nemmeno chei due libri, e molti altri di Nesi, seguono il filo di un unico tema che si declina in fasce cronologiche separate.

Ma devo dirvi che sono molto contenta di non aver letto Storia della Mia Gente prima de L’estate infinita. Perchè aprendo questo libro ho conservato intatta la meraviglia del leggere id un’Italia in cui tutto è facile. In cui c’è tuttop, ma proprio tutto, quello che porterà al declino, alla disfatta, al 2015, per intenderci. Eppure in L’Estate Infinita c’è l’italia dei miei genitori e di me bambina, l’Italia in cui quelli subito prima di noi hanno vissuto, quella in cui io sono stata concepita, sono nata, in cui tutti lavoravano, in cui tutti andavano in vacanza e compravano la casa al mare, e nessuno ti diceva che eri matto se sognavi, che eri pazzo se rischiavi, che eri un idiota se non ti attaccavi al posto fisso ed al lavoro sicuro.

Gli brillava negli occhi lo stesso sguardo di suo padre quel giorno che era tornato ad Ariano e aveva detto alla famiglia che si sarebbero trasferiti al Nord, tutti, entro una settimana – quello sguardo che un uomo può permettersi poche volte nella vita, perché la vita è bastarda e ti prende a cazzotti tutti i giorni e non s’accontenta di scuoterti, ti vuole sdraiare, mettere a terra per il conto totale, e vince lei ogni volta e te perdi sempre fuorché in quei giorni meravigliosi e rarissimi in cui per qualche ragione ti svegli la mattina e ti pare d’essere vivo per davvero e intorno a te il mondo profuma e brilla e sei sicuro di capire ogni cosa, e vedi il futuro, e sei certo che sarà pieno di fortuna e di cose belle, e allora trovi il coraggio di dire quello che volevi dire da tanto tempo, e finalmente prendi quella decisione che hai sempre avuto paura di prendere e dalla quale non tornerai più indietro perché da certe decisioni non c’è verso di tornare indietro, e accetti di rimanere sempre responsabile di tutte le conseguenze, nel bene e nel male, sicuro che ne verrà solo il bene.

Un’Italia che per quelli della mia generazione ormai è una specie di Chimera mitologica.  Mi è piaciuto leggerla, tantissimo. E mi è piaciuto lo stile di Nesi, di cui ho letto aspre critiche ma che trovo sempre appropriatoe pungente quel tanto che basta.

Vittorio, stai tranquillo, il mondo va sempre avanti. Non ti preoccupare, – gli aveva detto, asciugandogli le lacrime col fazzoletto ricamato a fiori che teneva sempre con sé. – Non è mai successo che i figli stiano peggio dei loro padri e delle loro madri, che il futuro sia peggio del presente. Non è possibile. Non si è mai veduto. Sennò non ci sarebbe il progresso, bambino mio, e il progresso c’è e ci sarà sempre. Stai tranquillo, Vittorio.

Mi è piaciuto anche perchè ci ho trovato un po’ di me, dalla passione di Salgari a quella del Tennis.

Vittorio dice che “se la riga di fondo è una retta che origina dal palo, la palla è oltre la riga, e dunque fuori”. È un ottimo studente, anche se gran parte delle sue giornate le passa a Mompracem con Sandokan e Yanez de Gomera, all’ombra delle foglie a ventaglio delle palme del viaggiatore che toccano il cielo, e quando non ammira la tavola immota dell’Oceano Indiano è solo perché s’è spostato d’oceano per rifugiarsi alla Tortuga e da lì infestare i Caraibi con la ciurma di filibustieri del Corsaro Nero, o perché sta esplorando il cratere dello Snaeffels nell’Islanda di ghiaccio, o doppiando Capo Horn, o traversando invisibile il Mar dei Sargassi a bordo del Nautilus, o magari perché s’è imbarcato su un’astronave d’alluminio a forma di proiettile e s’è fatto sparare fin sulla Luna da un cannone gigantesco caricato al fulmicotone.

Insomma, non posso tornare indietro, non posso sapere l’effetto che questo libro mi avrebbe fatto se avessi letto PRIMA della Decadenza, se avessi assaggiato prima il Nesi del Fallimento. Ma questo Nesi della Vittoria mi è piaciuto assai.

Titolo: L’Estate Infinita
Autore: Edoardo Nesi
Editore: Bompiani
Pagine: 459

 

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