Yoshe Kalb

image_book.phpYoshe Kalb venne pubblicato, a puntate e in yiddish sul “Jewish Daily Forward” di New York e, poiché ebbe un grande successo, fu pubblicato successivamente come romanzo, in lingua inglese.

“Quella di Yoshe Kalb è una storia vera; in Galizia era esistito un tale soprannominato così, e ciò che narra questo libro è realmente ciò che gli accadde. Per diversi anni il mondo hassidico fu in subbuglio per causa sua. Molte volte avevo udito mio padre raccontare la sua storia.”(dalla prefazione)

Suddiviso in tre parti, il romanzo ci inserisce nella comunità ebraica dei chassidi, residenti nella Galizia, all’interno di corti chiassose, in cui il pettegolezzo e l’invidia circolano liberamente.
Melech, un rabbi goffo, piuttosto volgare e sufficientemente lontano dei precetti del Libro, decide, dopo avere sposato e seppellito tre mogli, di averne una quarta, Malka, giovane orfana poco più che bambina.
Incurante delle voci e dei giudizi negativi relativi all’ennesimo matrimonio, convince il Rabbi di Rachmanivke (“Perché Nyesheve doveva importare uno sposo dalla Lituania? Ma non dissero nulla. Se l’aveva combinato il Rabbi, probabilmente era stato deciso così dall’alto.”) a fidanzare il figlio  con la propria figlia Serele (perché si possa sposare, deve prima far sposare la figlia).

Il giovane anch’esso poco più che bambino, dedito ai testi sacri, è, dunque costretto al matrimonio.
Serele si innamora di questo giovane distinto ed elegante, ma Yoshe pare interessato solo allo studio religioso e alla meditazione. (“Dopo i primi giorni di terrore, d’un tratto si era dimostrato un uomo.Quei sette giorni erano stati un incubo, per lui…”)

Ma l’imprevisto accade.
Quando Yoshe incontra lo sguardo di Malka, la bella e intraprendente moglie del suocero.
È una passione che devia le vite di tutti. ( “Peccato! Peccato mortale, senza perdono! Aveva letto nei libri che il peccato di desiderio equivaleva al peccato di possesso. Non v’erano fiamme sufficienti nell’inferno per colui che avesse desiderato la donna d’altri”)
È ciò per cui la vita esplode e si fa carne e non solo pensiero.
Ma il peccato, la legge divina stende parole di terrore, auspica morti orribili, annienta l’esistenza.
Cancella identità.
Non resta che la fuga.
La negazione del proprio essere.
Da saggio a stolto, da ammirato e denigrato, dalla conoscenza delle parole all’assenza delle stesse.
È un essere privo di vita quello che si aggira per anni, dimentico di se stesso, ripiegato, cantore di Salmi, relegato ai margini della società. Deriso e offeso.
Costretto ad un folle matrimonio con la figlia ritardata dello scaccino.

E di nuovo la fuga. O il ritorno.

Ma dovrà fare i conti con un processo.

“Sei Nahum e sei Yoshe; sei un dotto e sei un ignorante; compari d’un tratto nelle città, e scompari improvvisamente da esse; vagabondi per i cimiteri in cerca dei tuoi simili; e di notte sgusci furtivamente attraverso i campi; e dovunque vai porti con te disastro, terrore ed epidemie; ti unisci con donne, fuggi da esse, e poi ritorni. Tu non sai cosa fai, non v’è alcun gusto nè nella tua vita nè nelle tue azioni perché non sei nulla tu stesso, perchè ascoltami bene! Tu sei un morto errante nel caos del mondo!”

Un’identita smarrita.
“Chi sei?”
“Non lo so”.

Il peccato e l’allontamento della fede determinano l’annientamento dell’essere?
È una non vita quella che si subisce quando ci si ribella a dogmi e precetti?

Di fronte all’apatia e passività di Yoshe, si rimane sorpresi dalla caparbietà della giovane e coraggiosa Malka (splendida quando si ribella al taglio dei capelli) che segue la passione del cuore incurante delle dicerie, incapace di arrendersi fino alla fine.

Un affresco di una comunità dove la legge divina sembra governare, ma in realtà ciò che lega le relazioni sociali è molto più terreno.

Yoshe Kalb 
Traduzione di Bruno Fonzi
Adelphi
2014, 3ª ediz., pp. 281
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10 risposte a "Yoshe Kalb"

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  1. Lovogliolovoglio! Anche se il confronto con La famiglia Karnowski sarà inevitabile. E non può aver scritto un libro più bello di La famiglia Karnowski. Insuperabile. O sì?

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