Un’immersione totale nella filosofia di Schopenhauer e nel mondo della terapia psicanalitica.
Se questi due argomenti vi interessano, allora il libro fa per voi; ben scritto, scorrevole, approfondito nelle citazioni del filosofo e nella narrazione della sua biografia, perfetto nella descrizione delle sedute terapeutiche e dei suoi meccanismi di funzionamento. La filosofia e la psicanalisi, con la sua applicazione nella terapia di gruppo, sono i veri protagonisti del romanzo.
Non avevo letto nulla della vita dell’autore prima di finire la lettura del suo libro. Mi piace farmi un’idea dello scrittore partendo direttamente dalla sua scrittura; come Sherlock Holmes amo cercare indizi per dedurre chi sia: età, professione, interessi, luoghi in cui ha vissuto, esperienze particolari. Finito il libro, il fatto che lo scrittore sia uno psichiatra americano di famiglia ebraica, oltre che docente universitario famoso per l’insegnamento della psicoterapia di gruppo e per lo sviluppo di un modello di psicoterapia esistenziale, non mi ha affatto stupita; gli indizi erano lampanti, mio caro Watson!
Mentre ho amato molto tutta la dissertazione filosofica e quella sulla terapia esistenziale, i personaggi e la trama mi sono sembrati solo un accessorio, un pretesto per procedere con lo sviluppo del cuore del romanzo. Nei confronti dei protagonisti ho provato quella specie di fastidio che sento per i protagonisti di alcuni film americani, quelli dove l’eroe “macho” vince sempre e il bene trionfa incontrastato; sia il dottore sia i pazienti trasudano “americanità” da tutti i pori. Inoltre, avevo continuamente la sensazione che tutti i personaggi fossero delle vere persone, veri pazienti del dottore-scrittore e che forse, proprio perché veri, risultassero tutti inverosimili, messi insieme perché veri e rappresentativi, ma senza un vero nesso tra loro. I loro drammi non mi sono mai sembrati reali, vivi e toccanti; forse perché sono sempre e solo raccontati dopo, sezionati a distanza nel tempo e nello spazio durante le lunghe sedute, sono diventati freddi, come cadaveri in obitorio pronti per l’autopsia. Le trasformazioni che avvengono nei personaggi seguono di conseguenza questo ritmo “clinico” e i personaggi si trasformano, alcuni incredibilmente, senza che tu capisca bene il perché. Potere della terapia di gruppo.
Leggerò altri libri di questo autore, per la curiosità di scoprire se alcuni aspetti della sua narrazione sono ricorrenti, ma soprattutto perché non voglio perdermi un ripasso così gradevole di Spinoza (Il problema Spinoza) e Nietzsche (Le lacrime di Nietzsche), senza contare che la psicanalisi e le problematiche psicologiche mi interessano molto.
Adatto a chi ama filosofia e psicanalisi.
L’ha ribloggato su LibriPensierie ha commentato:
Monica, la filosofia e la psicanalisi.
"Mi piace""Mi piace"