Questo romanzo e’ lieve ed inconsistente proprio come le meringhe preparate da Mira, che per sua stessa ammissione, non durano molto e soddisfano poco. In fondo sono solo albumi e zucchero, e forza della mano. Anche questo libro e’ tutto albume e zucchero, e la mano seppur sapiente di Anita Nair, rimane nell’ombra, o si affaccia timida qua e la’, lanciando qualche frase memorabile, della memoria che avremmo di questo libro se fosse quello che ci aspettavamo.
Non so se ve l’ho gia’ detto, ma io sopporto difficilmente la cosiddetta scrittura “femminile” – che non e’ poi difficile da definire: e’ tutta quella letteratura e cui un uomo non si accosterebbe nemmeno se minacciato di peste bubbonica fulminante. Ci sono rappresentanti della categoria di tutto rispetto – ma ne rifuggo lo stesso. Ci sono quelle ingiustamente tacciate di essere “femminili” forse perche’ femmine (e quelle le amo). C’e’ Anita Nair, di cui sospettavo l’appartenenza alla categoria “solo per signore” ma che mi aveva stregato con la crudezza e la bellezza di “La ferocia del cuore”. Quindi questo libro inconsistente, banale, senza ritmo, con personaggi appiccicosi come marmellata, mi ha deluso molto.
E che dire della protagonista?Come trovare un minimo di empatia con una donna che ha scritto il galateo della “moglie aziendale”? Lo stesso concetto mi fa orrore.
Insomma, ora voglio solo dimenticare. Questo libro.
Titolo: L’arte di dimenticare
Autore: Anita Nair
Editore: Guanda
Pagine: 369
ISBN: 9788860886422
Leggo sempre i tuoi post. Quello che avverto e apprezzo nelle tue recensioni, soprattutto in quelle non completamente positive, è la voglia di sperimentare, di provare, la curiosità di leggere anche ciò che inizialmente non convince. Non vorrei sbagliarmi, ma questa è la mia impressione. Ciao
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E’ vero 🙂 a parte qualche radicatissimo pregiudizio, per il resto ci provo sempre! Anche se questa volta qui forse era meglio evitare 😀 sono contenta che mi leggi! (anche io ti leggo 🙂 )
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