Interno fiammingo. Scuro, profondo e completo. Leggere questo romanzo è attraversare le sale di una mostra di pittori fiamminghi del XV-XVII sec. Una teoria di scene di vita intima e familiare, pubblica e sociale come poche volte ho letto anche in Simenon. L’autore torna alla sua terra natia che conosce così bene; descrivendola riesce a dare il meglio di sé. Persino i Maigret ambientati nelle Fiandre hanno qualcosa in più degli altri. I luoghi del cuore.
Questo romanzo sembra essere la tardiva maturazione, quasi un romanzo di formazione fuori tempo, di un borghese del nord che vive di stereotipi, simboli sociali, convenzioni e ipocrisie. Un borghese potente, anche se nel suo piccolo ambiente di provincia, che soffre la solitudine del potere e la fatica dell’ascesa dal basso all’alto. Simenon ha il dono inestimabile della sintesi e in duecento pagine affresca una società e spennella personalità e personaggi. Terlinck, fulcro della narrazione, svela una complessità d’animo che cova rivoluzioni profonde cui si affaccia con gratitudine come a un’ancora di salvezza, di chi intravede possibilità infinite anche nell’età matura; possibilità che rifiuta restando fedele a se stesso. L’espediente narrativo è semplice, il momento di partenza dell’azione narrativa efficace. A far da sfondo alla vicenda la pazzia della figlia che rappresenta per il protagonista la sua vera umanità , la sua devozione e la parte di pietas da non sacrificare a nulla, neanche al successo. Notevoli tutti i personaggi che ruotano interno a Terlinck e che con le loro caratteristiche servono a definire meglio il protagonista: la moglie Teresa, la serva, il segretario, l’oppositore nemico, il figlio bastardo, la locandiera. Solo le giovani donne che potrebbero offrire l’alternativa sembrano restare sfuggenti, perché sfuggente è la stessa possibilità di un’alternativa.
E poi i meravigliosi affreschi della natura in cui gli interni si posizionano; come per tutti i nordici (come per Simenon quando torna alle origini) il ruolo della natura è fondamentale, il paesaggio diventa protagonista. E Simenon in questo ci regala scorci non solo del paesaggio naturale ma anche di quello urbano che sono cammei.
Consigliato: a tutti, a chi cerca sicurezza letteraria senza le sorprese degli ultimi casi letterari, Simenon non tradisce mai!
Sconsigliato: un tantino di amaro in bocca lo lascia, siete avvisati
Autore: Georges Simenon
Editore: Adelphi
Titolo originale: Le bourgmestre de Fournes
Edizione: 6° (1994 1° ed.)
Pagine:Â 227 pagine
Prezzo di copertina: €16
ISBN-10:Â 884592758X
Da tanto non leggo Simenon, che peraltro adoro, soprattutto nei suoi romanzi non-gialli. Grazie per il suggerimento.
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in effetti vale la pena, per me Simenon èè diventato un “autore rifugio”
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Dopo la tua recensione ho letto il libro che mi è piaciuto tantissimo anche se a distanza di mesi non mi rimane nella memoria poco o nulla,appena il plot,l’ambientazione fiamminga che giustamente nella tua recensione accostavi alla pittura e …….un dettaglio sonoro,quando in una sera nebbiosa portano al sindaco la notizia del suicidio ,lui dal bistrot,sente avvicinarsi il rumore dei passi della guardia sul pavèè della piazza,”un rumore triangolare”scrive Simenon.Mi sembra geniale.
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o forse “un rumore diagonale”
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anche solo il fatto che tu lo abbia letto anche per la mia recensione mi lusinga. Grazie!! e contenta che ti sia piaciuto, in effetti sono le sensazioni quelle che restano dei libri di Simenon più che la trama, l’ho sperimentato anche con altri romanzi. Sul suo genio, io non ho dubbi
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A me restano sempre solo le sensazioni 🙂 LA trama me la dimentico dop odieci minuti dall’ultimo rigo :O
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